Anastasia me l’aveva sempre detto: ‘Sii te stessa, non
fregartene’ ed io, maledetta testarda, non l’avevo mai ascoltata. Ed è proprio
per questo che sono arrivata a questo punto, proprio per non aver avuto il
coraggio che l’ha sempre contraddistinta. L’ammiravo tanto per questo e lei ne
era consapevole, sapeva che avrei tanto voluto essere come lei e faceva di
tutto per proteggermi, proteggermi da tutta la cattiveria, l’ingiustizia che
c’è, proteggermi dalla società, dall’orribile mondo in cui si vive.
Però aspetta, forse non ti sto facendo capire abbastanza;
devo smetterla ogni volta di parlare come se gli altri sapessero tutto, è
sempre stato uno dei miei peggiori difetti. Allora adesso ci provo dai, vedrai
che capirai qualcosa in più.
Mi chiamo Maggy, ho 17 anni e, beh, li avrò più o meno per
sempre perché, come dire, mi sono arresa, la stanchezza per ciò che mi stava
distruggendo ha avuto la meglio, ho perso. Ha fatto in modo che fossi io stessa
ad annientarmi: la così alta e quasi vitale considerazione degli altri,
giornate in totale solitudine, false amicizie, falsi amori, assenza di
sentimenti. Sveglia, scuola, studio, palestra e letto. Ora rileggi queste
parole e affronta un altro giorno. Passi giornate ad essere un pagliaccio, a
fingere, fingere che vada tutto bene, che tutto si risolva, fingere sorrisi e
risate. Ma quando sei solo? Ti ritrovi nella tua piccola e racchiusa stanzetta,
dove c’è la tua infanzia, la tua adolescenza e dove hai immaginato infiniti
futuri tutti diversi e contorti tra loro. Ma tu dove sei? Non riconosci te
stessa in alcuna di quelle immagini. Chi sei? Chi sei diventata? In cosa ti
hanno trasformata? Succede tutto in
queste quattro mura: i pensieri che rimbombano nella mente, i cuscini bagnati
dalle lacrime, angoscia e solitudine. Ti guardi intorno e vedi semplicemente il
vuoto, ti guardi dentro e vedi semplicemente il vuoto, cosa ti sta succedendo?
Vestiti firmati, scarpe di tendenza, chilogrammi di trucco,
fumo ed erba. Per strada, a scuola, in piazza, ovunque vedi tante fotocopie, tante
maschere tutte uguali tra loro, come se ci fosse questa morbosa paura di
‘essere diversi’, che in fondo è semplice paura di essere se stessi.
Mi piace chiamarla ‘la Costituzione della finzione’, perché
sì, è come se si fosse creata una vera e propria costituzione, con delle leggi
proprie, dei modelli da seguire assolutamente, senza infrangerli per nessuna
ragione.
Entri in questo vortice che ti trasporta e tu, spinto da
quella che sostanzialmente è mancanza di coraggio, lo lasci libero di
dominarti, fino a quando diventa un enorme e spaventoso mostro contro il quale
devi combattere con tutto te stesso, ogni giorno della tua vita.
Come potevo vivere così? Forse avrei potuto combattere ancora
un po’, ma probabilmente avevo perso tutti gli spiragli di luce che mi erano
rimasti, e ad un certo punto sai cosa resta? Il buio, solo ed esclusivamente
buio.
Ma ora voglio farti una domanda: e se, solo per un istante,
tu provassi ad essere te stesso? Se provassi a tirare fuori quell’incredibile,
unico e spettacolare mondo che hai dentro di te? Potrebbero sembrarti tante sciocchezze, tante
parole lette e rilette, ma chiedo solo una cosa, a te che sei ancora in tempo:
ora sei solo, chiudi gli occhi, guardati dentro, per davvero, e domandati se è
realmente questo che vuoi, se è realmente questo che sei. Dopo ciò, non avere
paura di sbagliare, di sembrare strano, di seguire il tuo istinto, ricorda che
è la tua vita e, semplicemente, profondamente, immensamente, vivila come ti
pare.
Maria Cristiano, IVZ
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