martedì 12 dicembre 2017

Cyberbullismo, una piaga sociale.



Nuove strategie per prevenirlo e combatterlo

Rischia di diventare una vera e propria piaga sociale, in quanto continua a crescere il numero delle vittime ed è un problema di sempre più vaste proporzioni, il cyberbullismo. Schiacciata da un semplice click, la maggior parte degli adolescenti usa i social in maniera non corretta, trovandosi dunque involontariamente, forse anche per estrema ingenuità e superficialità, in situazioni poco piacevoli. Forma d’intimidazione molto diffusa, il cyberbullismo è un comportamento violento che si manifesta sui più deboli, rappresentando circa il 34% degli utenti e presentandosi in varie forme, quali il cyberstolking, il doxing e, in particolare, il grumming e il sexting. Il primo, il cui termine significa “prendersi cura”, ma ovviamente in modo negativo, consiste nell’instaurare un rapporto virtuale per poi diventare confidenziale con l’utente interlocutore, raccogliendo così immagini ed informazioni, per fare richieste oscene o minacciare di postare eventuali foto personali. Il secondo e quelli successivi, invece, risultano ancora più complessi e subdoli, poiché basati sullo scambio virtuale di foto sessualmente esplicite tra cyberbulli e vittime. Questi fatidici cyberbulli sono sostanzialmente persone molto deboli, che deridono, feriscono, ricattano e minacciano le proprie vittime nel mondo virtuale, dov’è più difficile difendersi. Per il cyberbullo risulta più facile agire in rete perché questi pensa di mantenere l’anonimato, che è invece illusorio, la non reperibilità e l’assenza totale di limiti spazio-temporali. Il prevaricatore mira principalmente a chi è ritenuto “diverso” per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale ed altro. La prevaricazione, chiaramente, produce nella vittima un grave danno psicologico o, in casi peggiori, il suicidio, visto che la reputazione e l’immagine della stessa sono messe a rischio da un’infinità di “post” diffamatori, che vengono diffusi in rete e commentati immediatamente. Ma oggi, grazie a delle strategie specifiche, si è capito come intervenire ed agire. Oltre all’aiuto della Polizia Postale, il ministero dell’interno, con la Polizia di Stato, ha creato un’applicazione studiata da tecnici informatici, che vuole essere un aiuto concreto per denunciare atti di cyberbullismo, bullismo e anche spaccio di droghe. L’app. si chiama YOUPOL, disponibile a tutti ed utilizzabile con l’anonimato. È possibile inviare la segnalazione, di atti riferiti a qualsiasi forma di cyberbullismo, alla sala operativa della questura locale d’appartenenza, che riceve la medesima,  localizza la posizione ed effettua una chiamata alle forze dell’ordine. Ampia è inoltre la campagna avviata dalla Polizia  Postale contro questo fenomeno, con un truck multimediale intitolato “Una vita da social”, che interviene maggiormente nelle scuole. Credo che sia necessario, inoltre, a monte di qualsiasi argomentazione e risoluzione, intervenire tramite una corretta formazione familiare e sociale, che innanzitutto i genitori e chi per essi, controllino l’uso degli strumenti tecnologici dei ragazzi e li educhino  al rispetto delle regole e dei valori etici e civili, che forse oggi abbiamo dimenticato o addirittura calpestato. 

Salvatore Del Villano, II Z 












  

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