“Bianca come il latte, rossa come il sangue” è il
romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia, giovane scrittore palermitano, dal
quale è stato tratto anche il film di Giacomo Campiotti nel 2013.
Leonardo, chiamato da tutti Leo, è un sedicenne che
ama il calcetto, la musica, chiacchierare con Niko e Silvia che sono i suoi
migliori amici, e soprattutto ama Beatrice.
Leo si sente come un leone, ma ha paura di una cosa:
il bianco. Egli, infatti, associa un colore ad ogni emozione, e per Leo il
bianco è il nulla, come il silenzio: passare una notte in bianco, andare in
bianco, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco; sono cose che
proprio non sopporta! Il colore che invece ama è il rosso, il colore dell’amore
e… dei capelli di Beatrice. Un giorno a scuola arriva il supplente di storia e
filosofia, soprannominato dagli alunni il “Sognatore” per la sua visione della
vita. Egli, infatti, spiegando filosofia attraverso storie tratte dal libro “Le
mille e una notte”, incita i ragazzi a vivere pienamente la vita e a trovare il
loro sogno. Leo inizia a cercare il suo sogno e lo trova proprio in Beatrice.
Ma purtroppo la vita gli gioca un brutto scherzo: Beatrice infatti, si ammala
di leucemia (che dal greco significa “sangue bianco”). Sembra allora che il
destino voglia andare contro Leo, perché il sangue è rosso, non bianco. Inizia,
quindi, per lui un nuovo cammino, e il bianco che lo spaventa tanto, in un
primo momento gli farà perdere la voglia di andare avanti, ma poi lo farà
maturare, facendogli capire che non bisogna fermarsi al primo ostacolo, ma che
bisogna avere il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Il romanzo è scritto in prima persona da Leo, il
protagonista. È scritto in un linguaggio semplice, in forma colloquiale.
Più che un romanzo, sembra infatti il monologo di Leonardo che racconta tutti i
passi della sua adolescenza. Ogni personaggio ha un carattere preciso, e
Alessandro D’Avenia è stato in grado di farmi immedesimare in ognuno di essi.
Silvia, è l’amica perfetta, sempre pronta ad aiutarti, ma è anche quella che
ama in silenzio e non rivela il suo amore per non perdere la persona che ama.
Beatrice, ha i capelli di un rosso vivo, e gli occhi verdi. Affronta la sua
malattia serenamente, è il personaggio che mi è piaciuto di più, che più mi ha
dato forza. Grazie a Beatrice ho capito che bisogna affrontare con un sorriso
tutte le difficoltà che la vita chi presenta. Poi c’è Niko, l’amico di
avventure, e infine il “Sognatore”, un professore che adora il suo lavoro e i
suoi alunni, sempre pronto a consigliarli; un professore davvero speciale. Questo
romanzo mi è piaciuto moltissimo: mi ha fatto sorridere e tantissime volte mi
ha anche emozionato. È adatto a ragazzi come me, poiché tratta dell’adolescenza;
ed è anche un libro che a mio parere può dare forza a tutti coloro che soffrono
di leucemia, malattia che spezza sempre più spesso la vita a giovani ragazzi.
Una frase di Eraclito, noto filosofo greco, citata
nel libro dal “Sognatore” mi ha colpita particolarmente: “A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita
ciò che non sperava”.
Ilaria Ardente
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