mercoledì 25 maggio 2016

Giustizia è fatta...dopo 23 anni di agonia

Pagano Romilda aveva solo cinque anni quando,  quel fatidico 26 febbraio ’92, suo padre Pasquale  fu ucciso  per errore dai camorristi , insieme a suo zio Paolo Coviello, in una strada di campagna di Casapesenna.
 Pasquale era commerciante, non aveva contatti con i clan camorristici, la sua unica colpa era di possedere lo stesso modello di automobile dei reali obiettivi dell’agguato: Alfredo Zara e Domenico Frascogna. Romilda descrive il  padre come un uomo generoso, ogni giorno casa sua era invasa da persone bisognose che gli chiedevano aiuto. La giovane ha sempre creduto fermamente nell’innocenza del padre ma, nonostante ciò ,da piccola ,provava fastidio a parlare del suo brutale assassinio , per timore del giudizio della società, date le circostanze misteriose dell’omicidio.
Man mano che dal suo racconto emergono le immagini e i suoni strazianti dell’accaduto, come l’auto crivellata sotto una pioggia di colpi, Romilda si commuove, la sua voce si fa tremolante e piange. E’ difficile comprendere il dolore provato dalla giovane alla notizia della morte del padre e il tragico travaglio della crescita con l’assenza della figura paterna e con una figura materna afflitta dal dolore.
La sua infanzia è stata tutt’altro che semplice, poiché la morte del padre ha causato una rottura dell’equilibrio familiare. La madre casalinga, nonostante le ristrettezze economiche,  ha cercato in tutti i modi di crescere  le sue figlie, Romilda e Rossana, in modo normale, ma con tanti sacrifici. La sofferenza più atroce è scaturita dal fatto di non avere notizie dei colpevoli, del movente. Le famiglie Pagano e Coviello hanno dovuto affrontare 23 anni di buio in cui le indagini non  hanno prodotto alcun  frutto, fin quando  il 27 maggio 2015, verso le sei di mattina,  è arrivata una telefonata, Romilda sente  la mamma piangere e parlare con la sorella, ma  non trova il coraggio di alzarsi dal letto,  l’istinto la porta ad aprire il giornale sulla pagina web di casertace.net e di cliccare su un “ video shock”, è qui che riconosce la manica  del giubbotto del padre e capisce. Alle nove i carabinieri sono a casa a dare la notizia, i Venosa ( Pietro Paolo, Umberto, Raffaele e Salvatore), esecutori del delitto, dopo essersi pentiti, raccontano la verità , rivelando il nome dei veri destinatari della trappola mortale, rendendo finalmente nota a tutti l’estraneità alla camorra di Coviello e Pagano.
 Romilda conserva tuttora ricordi perfetti del padre e si sforza continuamente di ricordare la sua voce, ora conosce anche i volti di coloro che hanno cambiato il corso della sua vita e ,nell’incontrare i loro sguardi durante il processo, ha provato per loro tanta pietà. 

CAVALIERE SILVIO DANIELE

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