-Ciao,
Viviana, siamo studenti del Liceo Scientifico “E. G. Segré” di San Cipriano
d’Aversa e abbiamo deciso di contattarti per un’intervista. Sappiamo che sei un
fisico nucleare e che lavori presso il CERN. Molti di noi, iscritti all’ultimo
anno di liceo, quest’anno si troveranno a prendere una decisione fondamentale
per il loro futuro; la tua intervista, dunque, ci potrebbe aiutare a chiarire
le idee.
Prima
di ogni cosa vorremmo conoscere l’iter di studi che hai seguito.
-Viviana: Partiamo dall’inizio. Il liceo l’ho
fatto qua ad Aversa, ma ho fatto il classico. Sebbene non c’entri nulla con la
disciplina di cui mi occupo adesso e, nonostante facessimo solo due ore di
Matematica e tre di Fisica alla settimana, mi appassionai molto a queste
materie, grazie ad un insegnante davvero bravissimo. Dopo il liceo ho studiato a
Roma, presso l’Università “La Sapienza”, quindi dopo il conseguimento della
laurea, ho seguito un dottorato di ricerca di 3 anni tra le università di Siena
e di Pisa. Noi che facciamo Fisica delle particelle abbiamo bisogno di
laboratori dotati di grandi acceleratori che ci sono solo in pochi posti al
mondo. Quando frequentavo io l’Università uno di quelli più grandi era a
Chicago, dunque durante il dottorato ,alternavo 3 mesi a Chicago e 3 mesi in
Italia. Poi l’ultimo anno l’ho fatto tutto negli Stati Uniti e ho deciso di
rimanere lì. Ora seguo un progetto di ricerca dell’Università dell’Illinois,
quindi vengo pagata dagli Americani, ma sono a Ginevra perché nel frattempo
hanno costruito un acceleratore più grande e quindi ci hanno spostati tutti lì.
-Consiglieresti,
dunque, ad uno studente che vuole intraprendere questa strada, di scegliere
un’università migliore rispetto a quelle che abbiamo nelle nostre zone?
-Viviana: No, la Federico II di Napoli è ottima; tra l’altro proviene da questo
Ateneo proprio un gruppo di studiosi che lavora a Ginevra con noi. Io studiai a
Roma perché allora non ero certa che la Federico II fosse buona. In ogni caso ,se
vuoi studiare Fisica, devi frequentare per cinque anni l’università; se poi
vuoi diventare un ricercatore come me, devi conseguire un dottorato di ricerca
che, come detto prima, dura tre anni.
-Invece
per coloro che si fermano alla semplice laurea quinquennale senza conseguire il
dottorato, quali sono gli sbocchi lavorativi?
-Viviana: Dipende dalla specialistica che hai scelto: ad esempio se scegli di
specializzarti in Fisica medica, non hai bisogno del dottorato per trovare
un’occupazione. Spesso i fisici trovano lavoro nel campo della finanza o nell’informatica. Ultimamente le grandi
multinazionali come Google stanno assumendo fisici per elaborare la grande mole
di dati da loro prodotti. Un fisico, infatti, è abituato di risolvere problemi
molto complessi ed è in grado di utilizzare anche software dai codici più
complicati. Fondamentale, inoltre, in questo lavoro è la diplomazia: dopo una
tua analisi, infatti, devi convincere migliaia di persone che il risultato che
hai raggiunto è giusto, cosa non sempre facile.
-Interessante
il fatto che non hai seguito il Liceo Scientifico ma il Classico, dunque ti sei
appassionata alle scuole superiori a questa disciplina?
-Viviana: Sì, in realtà mi piacevano sia la Fisica che la Chimica, sebbene siano
molto diverse. Al contrario non amavo molto le materie umanistiche. Il problema
è che quando scegli la scuola superiore sei troppo piccolo. In pratica io
scelsi il Liceo Classico solo perché tutte le mie amiche vi si erano iscritte, non era una scelta
convinta.
-Come
è iniziata la tua carriera da fisico?
-Viviana: Quando ero al quarto anno di università venne bandito una sorta di
concorso, feci domanda e mi selezionarono insieme ad altri 16
studenti italiani, potei quindi andare per due
mesi a Chicago a lavorare. Ed è proprio lì che ho conosciuto mio marito. Poi, come ho già detto,
dopo il dottorato, mi sono stabilita a Chicago, dove ero già stata per motivi
di studio. Dunque è così che è iniziata la mia carriera.
-È
vero che ci sono pochi iscritti alla Facoltà di Fisica?
-Viviana: A Roma, quando mi iscrissi, eravamo in duecento, ma già dopo il primo
anno, scendemmo a circa un centinaio. Penso che alla fine si siano laureati in
tempo una cinquantina di studenti. A laurearci in Fisica delle particelle fummo
addirittura in quattro, nonostante La Sapienza sia la facoltà più grande
d’Italia.
-Volevamo
sapere, inoltre, di cosa ti occupi tu nello specifico.
-Viviana: Come ho già detto, attualmente lavoro al CERN di Ginevra dove è presente un
acceleratore di particelle, cioè un macchinario che ha la forma di un tubo,
dalla circonferenza di ben 27 Km. Più precisamente è situato tra la Francia e
la Svizzera. In pratica all’interno di questo acceleratore circolano dei
protoni, “sparati” ad altissime velocità, i quali si scontrano in quattro punti. In ciascuno di
questi quattro punti è presente un rivelatore, cioè una macchina dalla forma
cilindrica, creata appositamente per effettuare delle
misurazioni sperimentali. Ciascun rivelatore fa delle misure diverse. Quando
due protoni si scontrano, vengono prodotte tante altre particelle. Maggiore è
la velocità dei protoni, maggiore sarà il numero di particelle prodotte. Noi,
in pratica, o cerchiamo particelle nuove o cerchiamo di misurare una
particolare caratteristica di una di esse. Insomma, i rivelatori fanno delle
“fotografie”; noi, attraverso il computer ,analizziamo queste immagini e le
varie misurazioni della macchina, e in base ad una serie di informazioni come
la massa, la velocità, il momento, la traiettoria della particella ed altro, ricaviamo tante informazioni utili.
-Quindi
se una particella ha un comportamento anomalo può essere una particella nuova?
-Viviana: Sì, inoltre tutte queste particelle attualmente non esistono in natura,
ma esistevano nei momenti immediatamente successivi al Big Bang. Di particolare
interesse per noi sono i neutrini, particelle che non interagiscono con nulla.
-E il
bosone di Higgs?
-Viviana: Lo abbiamo scoperto nel 2012, lo cercavamo da tanto tempo. Piccola premessa:
tutte le particelle subatomiche sono prive di massa a differenza degli oggetti
macroscopici. La spiegazione di questo apparente paradosso sta tutta nel bosone
di Higgs: quando una particella entra nel cosiddetto “campo di Higgs”
acquisisce massa.
-Quindi
tu lavori con una squadra?
-Viviana: Esatto, ma una squadra molto numerosa composta da ben 4000 fisici sparsi
per il mondo ,connessi tramite internet di cui solo il 10% si trova a Ginevra. Tra
questi ci sono anche quelli della Federico II che ho citato prima e che periodicamente
vengono al CERN.
-Sono
esperimenti molto interessanti ma il problema di questi acceleratori è che
consumano una quantità immane di energia per accelerare i protoni.
-Viviana: Giusto, sono molto costosi, per questo sono esperimenti ai quali lavorano
persone da tutto il mondo. Insomma la comunità scientifica di tutto il mondo si
concentra su un singolo esperimento per giungere a un singolo risultato. Tra
l’altro adesso stanno pensando di farne uno ancora più grande da ben 100 Km di
circonferenza, o nuovamente a Ginevra o più probabilmente in Cina, dato che è
un paese molto ricco.
-Dunque
possiamo dire che sei direttamente coinvolta nella scoperta del bosone di
Higgs?
-Viviana: Sì. Io personalmente mi occupo dell’analisi dei dati, anche se questa è
solamente l’ultima fase di un processo lunghissimo. Di tutti gli scienziati che
lavorano al CERN c’è chi si occupa del rivelatore, una macchina complicatissima
e molto all’avanguardia; poi ci sono coloro che prendono tutte le informazioni
dal rivelatore e le organizzano in un formato dati più semplice da analizzare.
Infine ci siamo io e altri fisici che ci occupiamo di analizzare i dati. Alla
fine dell’analisi stendiamo una relazione che in seguito viene pubblicata. La
quantità di dati che analizziamo è immane ,ma come ho detto precedentemente, viene
distribuita a vari fisici di tutto il mondo. Ci si divide i compiti insomma.
-Dunque
in questi laboratori ci sono varie figure professionali: il fisico, l’ingegnere
elettronico, l’ingegnere informatico…
-Viviana: Esatto, dietro la scoperta di una particella c’è un lavoro immenso di
svariati anni, portato avanti grazie alla collaborazione di tanti esperti in
diversi campi.
-Quali
sono i principali passi in avanti della Fisica negli ultimi anni, ovviamente
nel tuo specifico campo di ricerca?
-Viviana: Sicuramente la scoperta del bosone di Higgs è stata fondamentale. Tale
particella costituiva una sorta di tassello mancante nella Fisica subatomica.
Prima dell’ Higgs ricordiamo la scoperta dell’ultimo quark esistente, il
cosiddetto “quark-top” fatta a Chicago nel ’95. Attualmente le domande aperte
sono ancora innumerevoli. Innanzitutto ancora non sappiamo perché, ad un certo
punto della storia dell’Universo, la materia abbia avuto il sopravvento
sull’antimateria. Si presuppone, infatti, che all’inizio della storia
dell’universo, le quantità di queste due sostanze fossero uguali. Inoltre la
materia stessa di cui noi siamo costituiti rappresenta solo il 4% di tutto
l’universo; non abbiamo idea di cosa sia fatto il resto. Pensiamo, dunque, che
circa il 20% del cosmo sia materia oscura, mentre il resto è energia oscura. Ma
di queste ultime due non si sa praticamente quasi nulla. Inoltre non siamo
ancora riusciti a capire perché ci sia una scala di massa tra le particelle
elementari, ad esempio perché l’elettrone abbia una massa minore del protone.
-Dunque
quali sono i progetti futuri?
-Viviana: Dopo la scoperta dell’ Higgs abbiamo avuto uno stop di due
anni per cambiare alcuni pezzi del rivelatore. Abbiamo ripreso proprio
quest’anno con una energia quasi doppia di quella sfruttata precedentemente, con
l’intento di scoprire nuove particelle. L’Higgs, infatti, non dà tutte le
risposte. Fino al 2018 raccoglieremo dati a questi livelli di energia,
dopodiché analizzeremo i dati e ci fermeremo per altri due anni affinché il
rivelatore possa essere ulteriormente potenziato. Insomma ci sono tre anni di
lavori e due di stop. L’obiettivo è quello di studiare cosa avviene durante lo
scontro dei protoni ai vari livelli di energia.
-Volevamo
sapere inoltre quanto tempo dedichi al tuo lavoro e se è una professione
sacrificante.
-Viviana: C’è da dire che è un lavoro che appassiona, quindi non ti accorgi tanto
del tempo che passa. Ci sono degli aspetti positivi e altri negativi. Di
positivo c’è il fatto che non hai un orario di lavoro preciso, tuttavia devi
completare l’analisi entro una certa data, in corrispondenza della quale è
stata fissata una conferenza. In ogni caso si tratta di diverse ore di lavoro,
che diverse volte devi concludere a casa, spesso anche nel week-end.
-In
ogni caso puoi ritenerti soddisfatta della tua carriera?
-Viviana: Molto, c’è di buono che si viaggia in tutto il mondo per le varie
conferenze e che si ha l’opportunità di lavorare in contatto con persone dalle
nazionalità e culture più svariate, dato che in questo ambito non esistono
forme di razzismo o di intolleranza religiosa.
-Possiamo
dire che la scienza è trasversale. Dunque non ci sono pregiudizi particolari
verso gli italiani?
-Viviana: No, almeno nel mio campo non ce ne sono. Gli scienziati italiani
sono ovunque, il problema è che non vengono pagati da università italiane, dato
che il più delle volte non hanno i fondi necessari.
-Il
cosiddetto fenomeno dei cervelli in fuga quindi?
-Viviana: Giusto, gli italiani, dopo il dottorato, raramente trovano un posto in Italia,
dunque sono costretti a spostarsi all’estero, spesso in Germania, in Francia o
negli Stati Uniti.
-Come
ti senti quando entri in un laboratorio pensando che potresti scoprire qualcosa
di nuovo?
-Viviana: Nella vita di tutti i giorni ho un mare di dati da analizzare, quindi non
vedo tantissimo la “luce in fondo al tunnel”. Pensa che ,per la scoperta del
bosone di Higgs, ci sono voluti ben 12 anni. In ogni caso credo che sia molto
divertente ed entusiasmante. Inoltre è fantastico lavorare con tante persone
nuove provenienti da ogni angolo del mondo.
Costantino Di Bello
Valde Letizia
Silvio Daniele Cavaliere
Costantino Di Bello
Valde Letizia
Silvio Daniele Cavaliere
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