giovedì 14 gennaio 2016

Padroni del nostro futuro: intervista a Viviana!

-Ciao, Viviana, siamo studenti del Liceo Scientifico “E. G. Segré” di San Cipriano d’Aversa e abbiamo deciso di contattarti per un’intervista. Sappiamo che sei un fisico nucleare e che lavori presso il CERN. Molti di noi, iscritti all’ultimo anno di liceo, quest’anno si troveranno a prendere una decisione fondamentale per il loro futuro; la tua intervista, dunque, ci potrebbe aiutare a chiarire le idee.
Prima di ogni cosa vorremmo conoscere l’iter di studi che hai seguito.
-Viviana: Partiamo dall’inizio. Il liceo l’ho fatto qua ad Aversa, ma ho fatto il classico. Sebbene non c’entri nulla con la disciplina di cui mi occupo adesso e, nonostante facessimo solo due ore di Matematica e tre di Fisica alla settimana, mi appassionai molto a queste materie, grazie ad un insegnante davvero bravissimo. Dopo il liceo ho studiato a Roma, presso l’Università “La Sapienza”, quindi dopo il conseguimento della laurea, ho seguito un dottorato di ricerca di 3 anni tra le università di Siena e di Pisa. Noi che facciamo Fisica delle particelle abbiamo bisogno di laboratori dotati di grandi acceleratori che ci sono solo in pochi posti al mondo. Quando frequentavo io l’Università uno di quelli più grandi era a Chicago, dunque durante il dottorato ,alternavo 3 mesi a Chicago e 3 mesi in Italia. Poi l’ultimo anno l’ho fatto tutto negli Stati Uniti e ho deciso di rimanere lì. Ora seguo un progetto di ricerca dell’Università dell’Illinois, quindi vengo pagata dagli Americani, ma sono a Ginevra perché nel frattempo hanno costruito un acceleratore più grande e quindi ci hanno spostati tutti lì.
-Consiglieresti, dunque, ad uno studente che vuole intraprendere questa strada, di scegliere un’università migliore rispetto a quelle che abbiamo nelle nostre zone?
-Viviana: No, la Federico II di Napoli è ottima; tra l’altro proviene da questo Ateneo proprio un gruppo di studiosi che lavora a Ginevra con noi. Io studiai a Roma perché allora non ero certa che la Federico II fosse buona. In ogni caso ,se vuoi studiare Fisica, devi frequentare per cinque anni l’università; se poi vuoi diventare un ricercatore come me, devi conseguire un dottorato di ricerca che, come detto prima, dura tre anni.
-Invece per coloro che si fermano alla semplice laurea quinquennale senza conseguire il dottorato, quali sono gli sbocchi lavorativi?
-Viviana: Dipende dalla specialistica che hai scelto: ad esempio se scegli di specializzarti in Fisica medica, non hai bisogno del dottorato per trovare un’occupazione. Spesso i fisici trovano lavoro nel campo della finanza  o nell’informatica. Ultimamente le grandi multinazionali come Google stanno assumendo fisici per elaborare la grande mole di dati da loro prodotti. Un fisico, infatti, è abituato di risolvere problemi molto complessi ed è in grado di utilizzare anche software dai codici più complicati. Fondamentale, inoltre, in questo lavoro è la diplomazia: dopo una tua analisi, infatti, devi convincere migliaia di persone che il risultato che hai raggiunto è giusto, cosa non sempre facile.
-Interessante il fatto che non hai seguito il Liceo Scientifico ma il Classico, dunque ti sei appassionata alle scuole superiori a questa disciplina?
-Viviana: Sì, in realtà mi piacevano sia la Fisica che la Chimica, sebbene siano molto diverse. Al contrario non amavo molto le materie umanistiche. Il problema è che quando scegli la scuola superiore sei troppo piccolo. In pratica io scelsi il Liceo Classico solo perché tutte le mie amiche  vi si erano iscritte, non era una scelta convinta.
-Come è iniziata la tua carriera da fisico?
-Viviana: Quando ero al quarto anno di università venne bandito una sorta di concorso, feci domanda e mi selezionarono insieme ad altri 16 studenti italiani, potei quindi andare per due mesi a Chicago a lavorare. Ed è proprio lì che ho conosciuto mio marito. Poi, come ho già detto, dopo il dottorato, mi sono stabilita a Chicago, dove ero già stata per motivi di studio. Dunque è così che è iniziata la mia carriera. 
-È vero che ci sono pochi iscritti alla Facoltà di Fisica?
-Viviana: A Roma, quando mi iscrissi, eravamo in duecento, ma già dopo il primo anno, scendemmo a circa un centinaio. Penso che alla fine si siano laureati in tempo una cinquantina di studenti. A laurearci in Fisica delle particelle fummo addirittura in quattro, nonostante La Sapienza sia la facoltà più grande d’Italia.
-Volevamo sapere, inoltre, di cosa ti occupi tu nello specifico.
-Viviana: Come ho già detto, attualmente lavoro al CERN di Ginevra dove è presente un acceleratore di particelle, cioè un macchinario che ha la forma di un tubo, dalla circonferenza di ben 27 Km. Più precisamente è situato tra la Francia e la Svizzera. In pratica all’interno di questo acceleratore circolano dei protoni, “sparati” ad altissime velocità, i quali  si scontrano in quattro punti. In ciascuno di questi quattro punti è presente un rivelatore, cioè una macchina dalla forma cilindrica, creata appositamente per effettuare delle misurazioni sperimentali. Ciascun rivelatore fa delle misure diverse. Quando due protoni si scontrano, vengono prodotte tante altre particelle. Maggiore è la velocità dei protoni, maggiore sarà il numero di particelle prodotte. Noi, in pratica, o cerchiamo particelle nuove o cerchiamo di misurare una particolare caratteristica di una di esse. Insomma, i rivelatori fanno delle “fotografie”; noi, attraverso il computer ,analizziamo queste immagini e le varie misurazioni della macchina, e in base ad una serie di informazioni come la massa, la velocità, il momento, la traiettoria della particella ed altro,  ricaviamo tante informazioni utili.
-Quindi se una particella ha un comportamento anomalo può essere una particella nuova?
-Viviana: Sì, inoltre tutte queste particelle attualmente non esistono in natura, ma esistevano nei momenti immediatamente successivi al Big Bang. Di particolare interesse per noi sono i neutrini, particelle che non interagiscono con nulla.
-E il bosone di Higgs?
-Viviana: Lo abbiamo scoperto nel 2012, lo cercavamo da tanto tempo. Piccola premessa: tutte le particelle subatomiche sono prive di massa a differenza degli oggetti macroscopici. La spiegazione di questo apparente paradosso sta tutta nel bosone di Higgs: quando una particella entra nel cosiddetto “campo di Higgs” acquisisce massa.
-Quindi tu lavori con una squadra?
-Viviana: Esatto, ma una squadra molto numerosa composta da ben 4000 fisici sparsi per il mondo ,connessi tramite internet di cui solo il 10% si trova a Ginevra. Tra questi ci sono anche quelli della Federico II che ho citato prima e che periodicamente vengono al CERN.
-Sono esperimenti molto interessanti ma il problema di questi acceleratori è che consumano una quantità immane di energia per accelerare i protoni.
-Viviana: Giusto, sono molto costosi, per questo sono esperimenti ai quali lavorano persone da tutto il mondo. Insomma la comunità scientifica di tutto il mondo si concentra su un singolo esperimento per giungere a un singolo risultato. Tra l’altro adesso stanno pensando di farne uno ancora più grande da ben 100 Km di circonferenza, o nuovamente a Ginevra o più probabilmente in Cina, dato che è un paese molto ricco.
-Dunque possiamo dire che sei direttamente coinvolta nella scoperta del bosone di Higgs?
-Viviana: Sì. Io personalmente mi occupo dell’analisi dei dati, anche se questa è solamente l’ultima fase di un processo lunghissimo. Di tutti gli scienziati che lavorano al CERN c’è chi si occupa del rivelatore, una macchina complicatissima e molto all’avanguardia; poi ci sono coloro che prendono tutte le informazioni dal rivelatore e le organizzano in un formato dati più semplice da analizzare. Infine ci siamo io e altri fisici che ci occupiamo di analizzare i dati. Alla fine dell’analisi stendiamo una relazione che in seguito viene pubblicata. La quantità di dati che analizziamo è immane ,ma come ho detto precedentemente, viene distribuita a vari fisici di tutto il mondo. Ci si divide i compiti insomma.
-Dunque in questi laboratori ci sono varie figure professionali: il fisico, l’ingegnere elettronico, l’ingegnere informatico…
-Viviana: Esatto, dietro la scoperta di una particella c’è un lavoro immenso di svariati anni, portato avanti grazie alla collaborazione di tanti esperti in diversi campi.
-Quali sono i principali passi in avanti della Fisica negli ultimi anni, ovviamente nel tuo specifico campo di ricerca?
-Viviana: Sicuramente la scoperta del bosone di Higgs è stata fondamentale. Tale particella costituiva una sorta di tassello mancante nella Fisica subatomica. Prima dell’ Higgs ricordiamo la scoperta dell’ultimo quark esistente, il cosiddetto “quark-top” fatta a Chicago nel ’95. Attualmente le domande aperte sono ancora innumerevoli. Innanzitutto ancora non sappiamo perché, ad un certo punto della storia dell’Universo, la materia abbia avuto il sopravvento sull’antimateria. Si presuppone, infatti, che all’inizio della storia dell’universo, le quantità di queste due sostanze fossero uguali. Inoltre la materia stessa di cui noi siamo costituiti rappresenta solo il 4% di tutto l’universo; non abbiamo idea di cosa sia fatto il resto. Pensiamo, dunque, che circa il 20% del cosmo sia materia oscura, mentre il resto è energia oscura. Ma di queste ultime due non si sa praticamente quasi nulla. Inoltre non siamo ancora riusciti a capire perché ci sia una scala di massa tra le particelle elementari, ad esempio perché l’elettrone abbia una massa minore del protone.
-Dunque quali sono i progetti futuri?
-Viviana: Dopo la scoperta dell’ Higgs abbiamo avuto uno stop di due anni per cambiare alcuni pezzi del rivelatore. Abbiamo ripreso proprio quest’anno con una energia quasi doppia di quella sfruttata precedentemente, con l’intento di scoprire nuove particelle. L’Higgs, infatti, non dà tutte le risposte. Fino al 2018 raccoglieremo dati a questi livelli di energia, dopodiché analizzeremo i dati e ci fermeremo per altri due anni affinché il rivelatore possa essere ulteriormente potenziato. Insomma ci sono tre anni di lavori e due di stop. L’obiettivo è quello di studiare cosa avviene durante lo scontro dei protoni ai vari livelli di energia.
-Volevamo sapere inoltre quanto tempo dedichi al tuo lavoro e se è una professione sacrificante.
-Viviana: C’è da dire che è un lavoro che appassiona, quindi non ti accorgi tanto del tempo che passa. Ci sono degli aspetti positivi e altri negativi. Di positivo c’è il fatto che non hai un orario di lavoro preciso, tuttavia devi completare l’analisi entro una certa data, in corrispondenza della quale è stata fissata una conferenza. In ogni caso si tratta di diverse ore di lavoro, che diverse volte devi concludere a casa, spesso anche nel week-end.
-In ogni caso puoi ritenerti soddisfatta della tua carriera?
-Viviana: Molto, c’è di buono che si viaggia in tutto il mondo per le varie conferenze e che si ha l’opportunità di lavorare in contatto con persone dalle nazionalità e culture più svariate, dato che in questo ambito non esistono forme di razzismo o di intolleranza religiosa.
-Possiamo dire che la scienza è trasversale. Dunque non ci sono pregiudizi particolari verso gli italiani?
-Viviana: No, almeno nel mio campo non ce ne sono. Gli scienziati italiani sono ovunque, il problema è che non vengono pagati da università italiane, dato che il più delle volte non hanno i fondi necessari.
-Il cosiddetto fenomeno dei cervelli in fuga quindi?
-Viviana: Giusto, gli italiani, dopo il dottorato, raramente trovano un posto in Italia, dunque sono costretti a spostarsi all’estero, spesso in Germania, in Francia o negli Stati Uniti.
-Come ti senti quando entri in un laboratorio pensando che potresti scoprire qualcosa di nuovo?
-Viviana: Nella vita di tutti i giorni ho un mare di dati da analizzare, quindi non vedo tantissimo la “luce in fondo al tunnel”. Pensa che ,per la scoperta del bosone di Higgs, ci sono voluti ben 12 anni. In ogni caso credo che sia molto divertente ed entusiasmante. Inoltre è fantastico lavorare con tante persone nuove provenienti da ogni angolo del mondo.

Costantino Di Bello
Valde Letizia
Silvio Daniele Cavaliere


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