martedì 29 gennaio 2013

Open Day


Ebbene, il fantomatico giorno è arrivato. Un giorno che tutti aspettavano con impazienza. Un giorno per il quale ci stavamo preparando da oltre una settimana, e finalmente è arrivato. L’Open Day del Segré si è tenuto il giorno 26 Gennaio nello stesso istituto – e vorremmo ben dire – tutto partorito dall’idea dei nostri rappresentati d’istituto i quali, neanche ne valesse della loro vita, stanno facendo di tutto per portare l’istituto Emilio Segré al massimo dello splendore. È un evento al quale tutti si sono impegnati a partecipare, o almeno la maggior parte, e tutti hanno dato man forte nell’organizzazione. Un’intera settimana di assenze, permessi, professori urlanti, ma almeno il risultato è stato particolarmente soddisfacente. C’è da dire che, dalla parte nostra, la redazione di Ischool è stata particolarmente sfigata, da un certo punto di vista: segregati dietro il palcoscenico e senza elettricità, fortuna che la nostra presentazione è stata fatta ad un orario nel quale la luce naturale era ancora presente, sebbene il maltempo. Ma non è su questi piccoli inconvenienti che vogliamo soffermarci, né sulle chiavi della biblioteca che son passate di mano in mano un po’ per tutta la scuola, ma sull’incredibile risultato di un lavoro di squadra ben organizzato e ben riuscito. Da una parte, nell’atrio, veniva messa in scena la commedia in tre mini-atti della 4H, in collaborazione con Gianluca della Corte di 3B, nelle vesti eccelse del papà Guido e del Prete particolarmente su di giri: mentre i genitori erano lì riuniti a ridere, dall’altra parte dell’istituto, nella palestra, Filippo Caterino ancora si impegnava a far provare e riprovare passi di danza alle sue ballerine, e ancora una volta una Gessica Diana ha dato sfoggio delle proprie abilità prima sulle note di Try, con Gilda Riccardo e Martina di Caterino, e poi nella Morte del Cigno, in tutù bianco e punte, e lì c’era gente che si tratteneva a stento dal piangere, non facciamo i nomi.
Una rappresentazione di ginnastica artistica sulle note di Klaus Badelt (la soundtrack di Pirati dei Caraibi, per intenderci), con Federica Diana e Martina Sgalia. A fine spettacolo, dopo un fragoroso applauso da parte di invitati e studenti, l’attenzione s’è spostata di nuovo nell’atrio. E posso dire, con tutta la sincerità possibile, che è stato un qualcosa di dannatamente epico? Daniele Caterino, uno dei nostri rappresentanti, alla batteria, Giulio Cioffo alla chitarra e Luigi Tornincasa al basso, nel concerto di intrattenimento prima dell’esibizione dei cantanti. C’è da dire, e me l’hanno fatto notare, che non avrei urlato tanto neanche ad un concerto della mia band preferita, ma lasciamo perdere. Dire che siano stati bravi sarebbe ridicolo e riduttivo, senza alcuna ombra di dubbio. Ripeto: epico. Poi si è esibito Filippo Caterino, sulle note di Halleluja di Jeff Buckley, e lì ho avuto la visione idillica della mia professoressa di inglese fiondata sul palco ad esclamare un “si pronuncia THHHHrough!”. In seguito, non ho assistito molto, a causa di problemi tecnici eventuali riguardo la biblioteca, di chiuderla, recuperare borse e mettere in ordine libri, e sono riuscita a seguire solo quando già altri si erano esibiti, dovendomi limitare ad assistere ad una bravissima ragazza della quale non sono riuscita a recuperare il nome il alcun modo(qualcuno mi aiuti, per favore), in Someone like You di Adele.  E Gessica Diana, ripresasi dalla stanchezza del ballo, ha commentato un “ma è difficilissima, questa canzone!”, per poi sentire il ritornello ed esclamare un “Okay, lei è bravissima!”, ma lasciamo perdere. E infine una Teresa Alfiero che ha avuto il coraggio di cantare senza base una Rolling in the Deep, sempre di Adele(deve essere una cantante in voga, da ‘ste parti), ma anche questa è stata grandiosa. Una pecca, la ripeto anche per quanto riguarda Filippo, il dover avere avanti un testo. Come ha esplicato la mia collega, perché cantare una canzone della quale non si conoscono le parole? Ma tralasciamo. Discorso di Gianluca Pagano, mi pare fosse lui, per ringraziare tutti i partecipanti, e fin troppo corto discorso del preside Domenico Rosato, ci aspettavamo un qualcosa di più. E la musica è ricominciata, e la nostra redazione è andata in visibilio, al contrario di tutti quelli che restavano lì immobili manco fosse un concerto di Mozart. E la sottoscritta, volendo, s’è infilata in macchina esclamando un “E’ STATO EPICO!”, ad un padre particolarmente sconvolto.
Infine, che dire? Di migliorie, rispetto all’anno scorso, ce ne sono state parecchie. Davvero tante. Iniziando dalla buona idea di non lasciar cantare in palestra, il quale sonoro fa particolarmente pena se si tratta di cantare in prima persona, ma che con lo stereo sembra funzionare un po’ egregiamente(Try sembra infinitamente migliore se ascoltata in palestra, davvero), e rivalutiamo l’idea grandiosa delle hostess che, sebbene a primo acchito non sembrassero una particolare buona idea, si sono trasformate in un qualcosa di essenziale per orientare genitori e ragazzi all’interno di una scuola nuova. Alla fine, cosa dovrei dire? Limitarmi ai ringraziamenti, che sono già stati fatti? Dire di continuare così? No, voglio soltanto dire che, qualunque cosa uno possa pensare e giudicare, nel Segré c’è gente che sa davvero il fatto suo. Certo, non mi estendo a chiunque, non parlo di chiunque, mi limito a ciò che ho effettivamente visto e sentito. Massì, meglio qui che qualsiasi scuola d’arte possibile o immaginabile, per quanto mi riguarda.

Rossana Schiavone, IVB

6 commenti:

  1. "Alla fine cosa dovrei dire?" IMPARA A SCRIVERE!!!

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    1. Esplicami l'uso corretto della frase, allora.

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    2. Dovrei riscriverti l'intero articolo per esplicarti l'uso corretto di diverse, se non tutte, le frasi.

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    3. Mi spiace essere tanto carente dal punto di vista linguistico, la prossima volta te lo faccio prima passare al setaccio come con la farina, e poi lo pubblico.

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  2. La ragazza che ha cantato 'someone like you' si chiama Federica Palma c:

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