Quando
morirò:
scegliere come
vivere - non potrò.
Quando
morirò - dovrai donarmi
selve integre di
rose ardenti per
compensare
all'amore che
non ho avuto
mai.
Quando
morirò - mi basterà
una carezza nuova
per perdonare:
ancóra l'intima
bontà scorre
nel sangue mio che
ti macchia.
Quando
morirò - dirai
che, sola,
non son stata
buona, non son
stata abbastanza.
Fiori non mi
saranno noti, né
una verità: solo e soltanto
la colpa infelice,
l'involontarietà
meravigliosa
con cui sono
ciò che sono: il frutto
di sale - da cui anche nascesti,
o uomo.
Quando
morirò - pregherai
che ti comprendano:
ma io, da te,
avrei pur pregato
per la medesima
sorte.
morirò - parla a mia
figlia
che parli a sua
figlia
delle colpe che non
avranno avuto.
Parla alle stirpi
future
del bieco uomo
che ha arginato
il seno di madre - di
questa donna: parla
di te e del moral danno
che arrecasti,
della tua brutalità, della
spietatezza che ti torse.
Quando
morirò, dirai per me
alle donne ch'io amo
che destino per noi
fatto è
l'amore: un richiamo
del sangue
che perdona il male.
O uomo, il mio pregio
di vita, o questo amore
che forgiai
fu da
sempre,
sempre sarà - più forte di te,
più forte del bruto
donato all'Umanità.
Ingannatore,
omicida,
seviziatore: il tuo sparo
non sa che urlare
meno del mio amore.
Antonella Di Meo, V Z
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