venerdì 17 febbraio 2023

Massacri delle foibe: per non dimenticare


Oggi, 10 Febbraio, nell'aula magna “G. F. Petrillo”, si è tenuto un incontro durante il quale le classi IIIZ, IIR, VP, IVL, hanno ricordato le vittime dei massacri delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e della concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. Interessanti e significative le argomentazioni dei relatori dell'associazione "Fenice - crea non distruggere" con, inoltre, la presenza diretta di un testimone. 
La data del 10 Febbraio è stata scelta per ricordare il giorno in cui a Parigi, nel 1947, venne firmato il Trattato di pace in conseguenza del quale fu sancita la cessione dell'Istria e di una buona parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia di Tito con l'abbandono di numerose città della sponda orientale dell'Adriatico, laddove l'elemento italiano era percentualmente maggioritario.
L'incontro, dunque, è iniziato con la spiegazione del termine "foiba", per poi parlare delle persecuzioni, dell’intolleranza, de vessamento, della violenza indotta da sentimenti di rivalsa. Al tempo, le persone erano trucidate, fucilate e addirittura infoibate, per il solo fatto di parlare la loro lingua di origine, l'italiano. 
Il dott. Giovanni Caterino, moderatore dei lavori, ha trattato poi delle attività dell’associazione, da lui presieduta, per aiutare i fratelli, le sorelle e i parenti di coloro che sono morti ingiustamente, mentre un membro dell'associazione, proveniente dalla Costa d’Avorio, ha testimoniato la sua personale esperienza: l’arrivo in Italia nel 2009 e la gratitudine al nostro Paese, in quanto luogo in cui si è potuto 
rifugiare e soprattutto salvare.
La prof.ssa Gallo, docente del “Segrè”, ha ricordato quanto sia triste abbandonare la propria terra per scappare dalle tragedie del luogo natìo, per poi spiegare cosa sia una “foiba", dal latino "fovea", cioè un inghiottitoio naturale tipico delle aree carsiche, che si prestava assai bene a far scomparire rapidamente oggetti di dimensioni anche notevoli nelle zone in cui la natura rocciosa del terreno rende problematico lo scavo. Le foibe vennero perciò largamente utilizzate durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, per liberarsi dei corpi di coloro che erano caduti a causa degli scontri tra nazifascisti e partigiani, e soprattutto per occultare le vittime delle ondate di violenza di massa, scatenate a due riprese da parte del movimento di liberazione sloveno e croato e delle strutture del nuovo Stato iugoslavo creato da Tito.
Qual è dunque il denominatore comune di tutti questi argomenti? Sicuramente l’odio, che si ammantava della frustrazione di cui si nutrivano i partigiani; purtroppo le condotte aggressive derivano sempre da questa frustrazione, ma i nostri comportamenti si modificano stando a contatto con altre persone.
La prof.ssa Del Vecchio è intervenuta dandone un'argomentazione esaustiva e affermando che l'errore che fanno tutti è quello di non considerare una progettazione, in particolare il momento successivo che consegue all'azione che si è intrapresa. Il senso di responsabilità da maturare è perciò quello di prepararci a vivere le conseguenze delle nostre azioni.
Il dott. Pasquale Corvino ha spiegato come la scuola debba prestare maggiore attenzione al Giorno del Ricordo.
Le uccisioni, gli stermini, le oppressioni, avvenivano sempre in gruppi con a capo la camorra; il più delle volte non si fa riflessione sul fatto che le comunità sono caratterizzate da questi fenomeni.
Preziosissime, infine, le testimonianze nude e crude, in cui persone senza colpa sono state infoibate, come Norma Cossetto ed Ernesto Mottola, artigliere di Casal di Principe.
Lo scopo dell'incontro è stato, in ultimo, ampiamente conseguito rispetto alla necessità di ricordare ma, allo stesso tempo, di fare in modo che gli errori passati della storia non vengano ricommessi. 
La scuola ha il compito di contrastare questa dimensione di violenza con tutti i mezzi di cui dispone, in modo tale da preparare i giovani, futuri protagonisti della società, a diventare modelli da seguire per le nuove generazioni.

Rita Schiavone, 
Mariateresa Letizia,
Rachele Di Rosa, III Z


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