mercoledì 21 dicembre 2022

Recensione: “Il diritto di contare”


"Il diritto di contare" è un film di Theodore Melfi basato sul libro omonimo di Margot Lee Shatterly uscito nelle sale negli Stati Uniti il 6 gennaio 2017, in Italia l'8 marzo 2017. Ha ricevuto tre candidature ai Premi Oscar, tra chi quello per il miglior film, e due ai Golden Globe, per la migliore colonna sonora originale. Protagonista della pellicola è Taraji Penda Henson nei panni della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, che collaborò con la NASA sfidando il razzismo e calcolando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11. Il film è ambientato negli anni sessanta ma risulta attualissimo per le tematiche trattate che si riassumono nella figura della protagonista, Katherine Johnson: discriminazione razziale e di genere. Fino a metà degli anni '60 in molti stati degli USA erano in vigore leggi che discriminavano duramente i neri, negando loro i più elementari diritti umani. Bianchi e neri erano divisi in ogni attività quotidiana della società civile: si acquistava in supermercati e negozi diversi, si mangiava in ristoranti separati, si soggiornava in hotel distinti, le scuole erano diverse. Esplicativa è la scena in cui Katherine, venendo richiamata dal superiore per le sue prolungate assenze alla scrivania, scoppia in uno dei monologhi più significativi dell'intera pellicola. Dalle sue forti parole ( "non c'è il bagno in questo edificio per le persone di colore, e in nessun edificio al di fuori del west campus che è a circa 1km da qui. Lo sapeva?devo camminare fino a Timbuktu solo per poter fare un bisogno. Non posso usare le biciclette di servizio. Che ne dice signor Harrison? La mia uniforme: gonna sopra al ginocchio, scarpe coi tacchi e un semplice filo di perle. Beh io non le ho le perle! Dio solo sa che non pagate i neri abbastanza perché si comprino le perle! E lavoro come un cane, giorno e notte, vivendo di caffè da una caffettiera che nessuno di voi osa toccare. Perciò mi perdoni se mi assento un paio di volte al giorno per andare alla toilette") traspare frustrazione e coraggio nel denunciare una condizione disumana che è costretta a sopportare a causa di una mentalità retrograda e fortemente razzista per qualcosa che è parte del suo essere: il colore della pelle. "Bianchi e neri sono diversi, pertanto non possono stare insieme o, se stanno insieme, i neri devono comunque essere riverenti, portare rispetto ai bianchi e seguire certe regole". Significativo è un dialogo tra la protagonista e il signor Harrison: "Se tu fossi un uomo bianco, vorresti diventare un ingegnere?" "Non lo vorrei diventare, lo sarei già diventata". Gli uomini bianchi sono privilegiati per tanto occupano facilmente, anche senza merito, posizioni di potere, che le donne, soprattutto se sono di colore, raggiungono solo se eccezionalmente preparate, cosa per cui ricevono rispetto ma non in quanto esseri umani. Nella cornice storica degli anni sessanta, infatti, le donne, con una nuova consapevolezza di sé, chiedono maggiore libertà e riconoscimenti adeguati al ruolo che svolgono nella società. I cambiamenti, però, sono lenti, ostacolati da una società molto tradizionalista e non ancora pronta ad accettare alcune radicali trasformazioni, soprattutto quelle di genere. Sul luogo di lavoro, dunque, la protagonista è discriminata perché nera ma anche perché donna, quindi non solo da uomini e donne bianche ma anche dagli stessi uomini neri. Sebbene la nostra società si consideri tanto evoluta queste due problematiche sono tutt'altro che superate, nascoste sotto quel velo di "uguaglianza": se fosse realmente così non ci sarebbe bisogno di portare avanti movimenti come quello del Black Lives Matter (dalla comunità nera in America) e Non Una Di Meno (dalla comunità femminista), volti a rivendicare diritti che dovrebbero ormai essere già acquisiti.

Maria Teresa Palmese,
Maria Grazia Cangiano, IV Z

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