venerdì 27 novembre 2015

Ars Felix

Come promesso, ecco a voi l'articolo relativo alla mostra “ARS FELIX”, che si tiene a Casapesenna fino al 24 gennaio 2016, a cura di Luca Palermo, presso il centro di aggregazione giovanile sito in via Cagliari, promossa dalla Seconda università di Napoli e dal consorzio Agrorinasce, con il patrocinio del comune di
Casapesenna.
  
Situata in una zona periferica del paese, in un bene confiscato alla camorra, la mostra contiene una serie di opere di artisti nostrani quali Livio Marino, Antonio Tagliafierro, Peppe Ferraro, Raffaele Bova e altri realizzate negli anni '70.
Erano gli anni immediatamente successivi alle proteste del '68, anni in cui gli artisti si ribellavano alla mercificazione delle opere d'arte. Proprio questo è il filo conduttore che lega insieme varie opere della mostra.
L'intento degli artisti di Terra di Lavoro, così come di quelli operanti nella vicina Napoli e in gran parte della nostra penisola, partiva dall'imperativo di distruggere tutti i limiti convenzionali dell'operare artistico al fine di approdare alla democratizzazione della cultura.
Ma procediamo con ordine.

Alla mostra si accede tramite un cortile, decorato con vari murales realizzati da alcuni artisti italiani.
Il primo che si nota entrando, consta di una specie di bruco nell'atto di trasformarsi in una figura dalle sembianze umane, a significare metamorfosi e cambiamento. Ma si potrebbe interpretare la figura, dai colori svariati e cangianti, anche in maniera differente: come un essere umano che si libera da tutto ciò che è puramente esteriore e superficiale.

Il tema della metamorfosi è ripreso dal murales sulla parete destra del cortile. Questo consiste in una serie di quadrati i cui colori e le cui forme variano gradualmente da un lato all'altro della parete.


Il terzo ed ultimo murales, contrapponendosi ai primi due, non vuole rappresentare la metamorfosi ma la fissità, la quale viene sottolineata dalla staticità della figura animale e dal sostegno che la regge, simile a quello di una statua. Altro tema di tale rappresentazione è la mancata realizzazione dei propri ideali. Il pensiero del semi-uomo, la nuvola bianca, è infatti diverso dal suo parlare, la nuvola azzurra.



Attraversato il cortile si accede ad uno spazio aperto nel quale si trovano i timbri realizzati da Livio Marino, negli anni Settanta, come protesta, ancora attuale,  contro l'eccesiva burocrazia dello Stato Italiano e la sfortunata condizione dell'artista relegato ai margini della società e costretto a vivere in miseria. Tali timbri, infatti, vengono applicati sul volto di tutti coloro che desiderano farsi "timbrare", e recano la scritta "probabile disoccupato intellettuale".


La prima opera all'interno dell'edificio è stata realizzata dal collettivo del “44 Studio Junk Culture” (composto da artisti come Paolo Ventriglia, Giovanni Tariello e altri), nel '72. Immediato è il riferimento a "Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo. L'opera, infatti, rappresenta sullo sfondo una massa di operai che hanno occupato, in segno di protesta, la Reggia di Caserta, con i loro strumenti da lavoro. In primo piano, invece, si trova un bambino, recante un palloncino rosso, che avanza verso l'osservatore guardandosi indietro, il quale vuole testimoniare l'esigenza degli artisti di costruire un futuro migliore. Il colore rosso, inoltre, non è scelto a caso: l'unico colore che si staglia sullo sfondo in bianco e nero è proprio il colore caratteristico del movimento operaio. 

Altra opera degna di nota è "Amore" di Antonio Tagliafierro del '78. Quest'ultima consiste in una semplice lavagna sulla quale sono scritte delle parole d'amore, appunto. La lavagna per l'artista è la metafora dell'amore: colui che la guarda da vicino non riesce a leggere le parole che vi sono scritte sopra e, come un uomo innamorato, in preda ad un turbinio di emozioni, non riesce a capire la realtà che lo circonda. Coloro che, invece, osservano da lontano, riescono a leggere distintamente, proprio come un uomo non innamorato che ,osservando la realtà dall'esterno e con distacco, riesce a rimanere lucido.

Ricordiamo, inoltre, “Monocromo” di Peppe Ferraro. L’artista passando in una stradina del suo paese, Marcianise, fu colpito da questo muro solcato da linee orizzontali provocate dal continuo passaggio di carretti di canapa, la cui produzione era un tempo una delle attività economiche principali del Casertano. Chiese dunque al proprietario di poter tagliare la parete, da cui aveva ricevuto l’ispirazione, in modo da poterla trasportare nel suo studio. 
Il Ferraro scelse come soggetto il muro poiché esso fa parte del patrimonio antropologico della storia di una città, poiché nell’interesse degli artisti del gruppo “Lineacontinua”, di cui Ferraro stesso faceva parte, vi era prima di tutto l’impegno nel sociale nonché la ricerca delle proprie radici socio-culturali. Volendo analizzare più da vicino l’opera, essa è composta da un fondo nero, da cui si intravedono dei mattoni, da una riga orizzontale, che rappresenta appunto il solco provocato dai carretti della canapa, e da uno squarcio attraverso il quale si intravedono dei colori. L’opera lascia ampio spazio all’interpretazione: il nero che costituisce lo sfondo potrebbe rappresentare la fuliggine, metafora dello sporco, del marcio della società (scelta non casuale in una terra martoriata dalla camorra come Casapesenna), ma la luce che si intravede dallo squarcio stesso costituisce un segno di speranza e di rinascita.
Vi abbiamo illustrato le opere che ci hanno colpito di più ma la mostra ne contiene molte altre comunque interessanti. Dunque vi proponiamo di seguito una serie di foto.
                                                                                                                                                                                                                                            
                                                                                        Costantino Di Bello
                                                                                        Valde Letizia
                                                                                        Silvio Daniele Cavaliere




















Nessun commento:

Posta un commento