giovedì 27 marzo 2014

Mia madre è il mio angelo

--Quando è stata creata la rubrica "Si P...Arte!" noi del giornale non avremmo mai creduto di  ricevere tante adesioni. Disegni,fumetti,poesie e racconti... che ci fossero persone piene di talento al Segrè era assodato, ma che avessero il coraggio di inviare i loro lavori è stata una piacevole sorpresa. Oggi leggiamo la storia originale di una ragazza del terzo anno,Giusy Pirozzi.                                           



Sento quell’odore di croissant che la nonna mi preparava quando ero bambina. Accenno un sorriso. Era tutto così diverso ,così facile. E adesso è tutto così ingarbugliato. Sono ancora immersa nel mio sogno. E’ ancora viva nei miei occhi l’immagine di mia nonna che si siede sul letto a fianco a me e mi sussurra “sei la mia nipotina preferita” ed io che gongolo nelle sue grazie. Apro gli occhi e me li strofino. Mi sveglio. Tutto quello che vedo è una stanza come tutte le altre, ma mi accorgo subito che non è la stanza di casa mia perché in questo ambiente c’è un non so che di estraneo, freddo.  Le pareti della stanza sono abbastanza  spoglie, c’è solo una grande bacheca poco lontano dal mio letto, ci sono appesi tanti fogli, ma non riesco a capire cosa c’è scritto. Appena acquisto lucidità vedo che entra qualcuno dalla porta. E’ una donna, sotto la quarantina , i capelli racchiusi in una cuffietta bianca, il volto stanco. Indossa un camice bianco. E’ un’infermiera. Sono in ospedale, di nuovo. In questa settimana è la seconda  volta che svengo. Ho fatto le analisi, ma i risultati non sono ancora pronti. Non so cosa mi stia succedendo. Mi ritrovo in un corpo estraneo. Che mi butta fuori. Non mi vuole. Chiedo all’infermiera dove sia mia madre, lei non risponde, mette due compresse in un bicchiere e me lo porge dicendo :<<Bevi questo ti farà bene, i tuoi stanno parlando con i medici, cerca di stare tranquilla, andrà tutto bene >>. Pff la tranquillità.. non mi serviva proprio a nulla, brividi che percorrono tutto il mio corpo, ho paura, sono terrorizzata. Chissà quale strana malattia rara e assurda ho preso.  Sono sempre stata una ragazza molto forte, ho retto alla morte dei miei nonni e alla separazione dei miei genitori, pensavo che dopo questo avrei vissuto una normale vita da teenager.. e invece no, doveva mettercisi anche la salute a peggiorare la situazione. Prendo il bicchiere e bevo un sorso. Faccio una smorfia, è amaro, non ho mai bevuto una cosa del genere prima d’ora.  L’infermiera mi fa cenno con la mano, devo finirlo. Mi faccio coraggio e lo butto giù. Mi gira lo stomaco, ma dopo un po’ mi passa e ritorna la paura. Vedo mia madre entrare, vede che sono sveglia e corre vicino al letto e mi dà un abbraccio forte. L’ultima volta che mia aveva abbracciato così è stato quando avevo sei anni, non lo potrò mai dimenticare. Ero in macchina con zia e un pirata della strada ci tagliò la strada, non mi feci nulla ma mi spaventai tantissimo. Chiamai mamma e appena la vidi corsi incontro a lei e mi abbracciò. Allo stesso modo.
Gli dico: << Mamma, cos’ho che non va ? .. adesso devi dirmelo, ti prego..  niente più bugie >>  Mi risponde:<< Tesoro io.. non sappiamo niente di sicuro, te l’ho detto , le analisi saranno pronte tra qualche ora.. abbi pazienza >> Termina la frase con una voce tremolante, so che sta mentendo . Se prima la paura si era impossessata del mio essere.. adesso è la rabbia ad avere la meglio. Come può continuare a mentirmi? Non è giusto .”Stiamo parlando della MIA vita. Ho il diritto di sapere cos’ho che non va”. Volevo urlarle in faccia tutto quello che pensavo. Ma non lo feci. Era già troppo abbattuta, non volevo influire. Lei è debole e aveva il potere di rendere debole anche me. Fisso il vuoto. Alzo lo sguardo e vedo che una lacrima è scesa dai miei occhi. Mi asciugo gli occhi in fretta, sperando che nessuno mi abbia visto. Gli occhi mi si fanno pesanti e cado in un sonno profondo.

Vedo mia madre che piange.. lungo la sua schiena scorgo delle ali bianche e vellutate. Cerco di avvicinarmi a lei ,ma qualcosa mi trattiene, delle catene sono avvolte intorno ai palmi della mia mano. Cerco di liberarmi, ma non ci riesco, mamma con lei sue ali ingombranti si avvicina e mi aiuta liberarmi, senza mai smettere di piangere. Appena toglie le catene dai miei polsi, le sue ali bianche si sporcano di sangue .. e lei scompare.

Mi sveglio. Ho il fiatone. Allungo le mani e accendo la luce. Prendo la bottiglia d’acqua e bevo un sorso.  Guardo l’orologio.. sono le tre di notte. “Caspita ho dormito tutto questo tempo” penso.
Non riesco più ad addormentarmi. E resto a fissare il soffitto fino alle cinque. Poi mi riaddormento. Mi sveglio verso le dieci. Vedo mia madre che parla con i medici ed ha dei fogli in mano. “Sono le analisi, finalmente” penso. Vedo mia madre che sorride e mi abbraccia. “Non è niente piccola, è solo un calo di zuccheri. Lo sapevo. Ti avevo detto che non era nulla di grave “ dice mia madre. Mi porge i fogli con i risultati, non ci capisco molto, a dire il vero non ci capisco niente, ma già il fatto che mamma è felice e mi ha detto che non è nulla di grave, mi fa sentire meglio.  Un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra. Poi sorrido. E sono felice. Dopo tanto tempo lo sono di nuovo. Abbraccio di nuovo mia madre e vedo che lei si abbandona tra le mie braccia e sviene. Ritorno in panico. Dopo tutto questo tempo si era preoccupata per me invece di pensare a lei. Prima di questa settimana aveva dei mal di testa esagerati e si sentiva affaticata, ma non ci avevamo fatto più caso, ero diventato io il problema principale. Mi sento in colpa. Ho voglia di urlare. E’ tutta colpa mia. Non doveva pensare a me. Doveva pensare a se stessa. Sono sempre io quella che fa i casini. C’è un dolore dentro di me che preme sul mio cuore. Mi schiaccia. Non accetterei di perdere anche lei. Mia mamma è la mia unica famiglia. E’ la mia ancora di salvezza. Ormai c’eravamo abituate all’assenza di papà e da quando se n’è andato ci siamo legate di più. Non dimostriamo il nostro affetto facilmente, non siamo sdolcinate, ma badiamo alle piccole cose. Lei c’è sempre stata ed io ci sono sempre stata per lei. Lei non è solo mia mamma, ma è anche la mia migliore amica, mia sorella, la mia confidente. Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di lei.
L’infermiera la prende delicatamente e la porta nell’altra stanza. Io resto immobile. Dai miei occhi cominciano ad uscire lacrime salate e peso al mio sogno. Non poteva essere vero. Nel sogno avevo delle catene che mi legavano a qualcosa, che mi impedivano di fare qualcosa e mia madre mi aiutava a liberarmi, nella vita reale mia mamma mi aveva liberato dalla paura che avevo, la paura di morire presto a causa della mia debole salute, perché sì, la mia è   paura di morire prematuramente , per quanto mi possa considerare inutile, un peso e tutto il resto.. voglio continuare a vivere. Nel sogno mia madre è scomparsa dopo avermi liberato. Ed era scomparsa anche nella vita reale. L’infermiera si avvicina a me e dice: << Mi dispiace>>. Il mio era un sogno premonitore. Scoppio in lacrime. Appoggio la testa sul cuscino e scorgo un gruppetto di piume che escono da una fessura del cuscino stesso.
Mia madre è il mio angelo.

Giusy Pirozzi

Moderatrice:Fabiola Castaldo

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