martedì 18 febbraio 2014

VITA scolastica


- Probabilmente, una delle cose più difficili da fare è saper scrivere con oggettività, soprattutto se si parla di argomenti  a noi vicini. Per quanto riguarda la scuola, come giornale abbiamo sempre  espresso la nostra opinione nella maniera che ritenevamo più  giusta ma,  a volte questo ci ha portato ad indossare dei paraocchi: il fatto di essere studenti  ci ha permesso di essere spontanei, sinceri, ma non bisogna dimenticare che  la cosa fondamentale e non limitarsi ad una, ma sapere abbracciare  più visioni . L’autoesame è sempre il punto di partenza. Per questo oggi, abbiamo la possibilità di riportare un parere esterno sulle diverse questioni legate all’apprendimento che viene da una nostra “vecchia” conoscenza .

"Quando si parla di scuola, spesso si fa riferimento a questioni impegnative, nazionali e relative a territori con particolari difficoltà. Meno spesso si guarda il quotidiano e le dinamiche plurime, che lo attraversano.
All’inizio di un anno scolastico i docenti “sondano” la “qualità” dei pargoli loro affidati con i famosi test d’ingresso ed hanno così un’idea del lavoro, che dovranno affrontare. Poi si procede più o meno speditamente nello svolgimento dell’attività didattica, cercando di coinvolgere l’interesse  dei ragazzi. Magari si fa capire ai ragazzi che cosa ci si aspetta da loro e si ripete questo discorso tutte le volte che qualche incidente di percorso lo renda necessario.
Credo che ci si chieda meno che cosa i discenti si aspettino dalla scuola e non solo dai docenti, anche da tutto l’ambiente , in cui si opera, e soprattutto dai compagni di classe e d’istituto, con i quali la conoscenza può cominciare all’inizio del primo anno.
Provo ad immaginare cosa possa attendersi un ragazzo, che metta piede in un liceo per la prima volta. Sicuramente di star bene, di avviare nuove relazioni, di studiare. Sa che ha scelto di passare cinque anni della sua vita in quella scuola e che ne uscirà maggiorenne. Spera di fare esperienze positive in ogni campo, non solo nello studio, ma anche nelle amicizie, nell’amore. Sa di avere delle responsabilità verso la sua famiglia, che comunque lo mantiene. Certamente non è tanto ingenuo da non mettere in preventivo qualche delusione, qualche ostacolo, qualche difficoltà. La vita ne riserva tanti che anche i bambini non s’illudono facilmente. Si aspetta comprensione e condivisione, anche se non lo dice, perché a 13/14 anni, come anche nel resto della vita, tutti desiderano essere capiti, se possibile anche aiutati, senza che l’orgoglio personale ne risenta.(Ci sarebbe da fare un discorso a parte sull’orgoglio.).
Tutto questo mi convince che la vita a scuola è terribilmente seria, o meglio dovrebbe esserlo. Per un docente interloquire con più discenti è un lavoro delicato, anzi delicatissimo, specie se non ci si conosce tanto. Basta un gesto, una parolina fuori posto, un rimprovero inopportuno e si crea un’incrinatura.
Dai compagni di classe o comunque dagli altri studenti  si aspetta anche solidarietà; ritiene che la comprensione reciproca sia quasi una norma. Sono le persone, con cui si sente, e dovrebbe sentirsi, a proprio agio.
 Ma certe volte proprio i ragazzi, nella loro esuberanza o nella ”istintività” del loro agire, diventano “crudeli”. Mettiamo da parte il bullismo, che appartiene a soggetti problematici. Faccio riferimento a scherzi, che si ritiene di poter fare verso persone considerate “deboli”, magari più educate e miti, di cui si è rilevata qualche “anomalia” nel comportamento confrontato con il proprio. Invece di sforzarsi di capire, di avvicinarsi ed offrire amicizia, le si espone ad un comune ludibrio, giusto per divertirsi un po’, senza particolari e consapevoli obiettivi, stupidamente, “crudelmente”.
Quale reazione per il malcapitato? A parte i “fuochi pirotecnici”, che questi gesti possono provocare, si sconta una lacerazione dolorosa nei rapporti con gli altri compagni. Ogni tanto si sente che in qualche scuola, o comunque tra ragazzi, un video, messo in circolazione, o qualche altra cosa, resa pubblica,  crea danni consistenti, qualche volta irreparabili. Quella solidarietà, che ognuno si aspetta inizialmente dai suoi pari, è negata, per giunta in maniera beffarda. La fiducia, su cui si creano le relazioni, è fortemente compromessa con tutti gli effetti collaterali.  E tutto questo non è giusto, anche perché le motivazioni, che spingono allo scherzo, non sono certamente equivalenti alle conseguenze provocate. Per questi motivi ritengo che grandissima debba essere l’attenzione alla vita interna sia della classe sia dell’istituto e che sia oltremodo necessario curare che le relazioni interne a quel piccolo spaccato della società, che è la scuola, siano coerenti ai suoi obiettivi formativi."

Mimmo Rosato

Ps. vogliamo la MimmoRubrica (?) 

4 commenti:

  1. In pieno accordo con Lei,Preside! Sandra Santoro

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  2. Io quoto la MimmoRubrica, quante cose avrei da chiedere al nostro ancora e per sempre amato Preside.

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    1. Magari, se ci sono degli argomenti validi la fondiamo veramente!

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    2. Sicuramente! Sarà creata a partire dal prossimo articolo.

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