- Probabilmente, una delle cose più difficili da
fare è saper scrivere con oggettività, soprattutto se si parla di argomenti a noi vicini. Per quanto riguarda la scuola,
come giornale abbiamo sempre espresso la
nostra opinione nella maniera che ritenevamo più giusta ma,
a volte questo ci ha portato ad indossare dei paraocchi: il fatto di
essere studenti ci ha permesso di essere
spontanei, sinceri, ma non bisogna dimenticare che la cosa fondamentale e non limitarsi ad una,
ma sapere abbracciare più visioni . L’autoesame
è sempre il punto di partenza. Per questo oggi, abbiamo la possibilità di riportare
un parere esterno sulle diverse questioni legate all’apprendimento che viene da
una nostra “vecchia” conoscenza .
"Quando
si parla di scuola, spesso si fa riferimento a questioni impegnative, nazionali
e relative a territori con particolari difficoltà. Meno spesso si guarda il
quotidiano e le dinamiche plurime, che lo attraversano.
All’inizio
di un anno scolastico i docenti “sondano” la “qualità” dei pargoli loro
affidati con i famosi test d’ingresso ed hanno così un’idea del lavoro, che
dovranno affrontare. Poi si procede più o meno speditamente nello svolgimento
dell’attività didattica, cercando di coinvolgere l’interesse dei ragazzi. Magari si fa capire ai ragazzi
che cosa ci si aspetta da loro e si ripete questo discorso tutte le volte che
qualche incidente di percorso lo renda necessario.
Credo
che ci si chieda meno che cosa i discenti si aspettino dalla scuola e non solo
dai docenti, anche da tutto l’ambiente , in cui si opera, e soprattutto dai
compagni di classe e d’istituto, con i quali la conoscenza può cominciare
all’inizio del primo anno.
Provo
ad immaginare cosa possa attendersi un ragazzo, che metta piede in un liceo per
la prima volta. Sicuramente di star bene, di avviare nuove relazioni, di
studiare. Sa che ha scelto di passare cinque anni della sua vita in quella
scuola e che ne uscirà maggiorenne. Spera di fare esperienze positive in ogni
campo, non solo nello studio, ma anche nelle amicizie, nell’amore. Sa di avere
delle responsabilità verso la sua famiglia, che comunque lo mantiene.
Certamente non è tanto ingenuo da non mettere in preventivo qualche delusione,
qualche ostacolo, qualche difficoltà. La vita ne riserva tanti che anche i
bambini non s’illudono facilmente. Si aspetta comprensione e condivisione,
anche se non lo dice, perché a 13/14 anni, come anche nel resto della vita,
tutti desiderano essere capiti, se possibile anche aiutati, senza che
l’orgoglio personale ne risenta.(Ci sarebbe da fare un discorso a parte sull’orgoglio.).
Tutto
questo mi convince che la vita a scuola è terribilmente seria, o meglio
dovrebbe esserlo. Per un docente interloquire con più discenti è un lavoro
delicato, anzi delicatissimo, specie se non ci si conosce tanto. Basta un
gesto, una parolina fuori posto, un rimprovero inopportuno e si crea
un’incrinatura.
Dai
compagni di classe o comunque dagli altri studenti si aspetta anche solidarietà; ritiene che la
comprensione reciproca sia quasi una norma. Sono le persone, con cui si sente,
e dovrebbe sentirsi, a proprio agio.
Ma certe volte proprio i ragazzi, nella loro
esuberanza o nella ”istintività” del loro agire, diventano “crudeli”. Mettiamo
da parte il bullismo, che appartiene a soggetti problematici. Faccio
riferimento a scherzi, che si ritiene di poter fare verso persone considerate “deboli”,
magari più educate e miti, di cui si è rilevata qualche “anomalia” nel
comportamento confrontato con il proprio. Invece di sforzarsi di capire, di
avvicinarsi ed offrire amicizia, le si espone ad un comune ludibrio, giusto per
divertirsi un po’, senza particolari e consapevoli obiettivi, stupidamente,
“crudelmente”.
Quale
reazione per il malcapitato? A parte i “fuochi pirotecnici”, che questi gesti
possono provocare, si sconta una lacerazione dolorosa nei rapporti con gli
altri compagni. Ogni tanto si sente che in qualche scuola, o comunque tra
ragazzi, un video, messo in circolazione, o qualche altra cosa, resa
pubblica, crea danni consistenti,
qualche volta irreparabili. Quella solidarietà, che ognuno si aspetta
inizialmente dai suoi pari, è negata, per giunta in maniera beffarda. La
fiducia, su cui si creano le relazioni, è fortemente compromessa con tutti gli
effetti collaterali. E tutto questo non
è giusto, anche perché le motivazioni, che spingono allo scherzo, non sono
certamente equivalenti alle conseguenze provocate. Per questi motivi ritengo
che grandissima debba essere l’attenzione alla vita interna sia della classe
sia dell’istituto e che sia oltremodo necessario curare che le relazioni
interne a quel piccolo spaccato della società, che è la scuola, siano coerenti
ai suoi obiettivi formativi."
Mimmo
Rosato
Ps. vogliamo la MimmoRubrica (?)
In pieno accordo con Lei,Preside! Sandra Santoro
RispondiEliminaIo quoto la MimmoRubrica, quante cose avrei da chiedere al nostro ancora e per sempre amato Preside.
RispondiEliminaMagari, se ci sono degli argomenti validi la fondiamo veramente!
EliminaSicuramente! Sarà creata a partire dal prossimo articolo.
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