martedì 3 dicembre 2013

Diario di bordo: Occupazione

02\12\2013 

Siamo all’interno del Liceo Emilio G. Segrè. Non è un giorno qualunque questo, strani esseri si aggirano per l’istituto.  Somigliano tanto  ai protagonisti  zombie di qualche film fantascientifico, per la gioia dei fanatici dei videogames che già hanno pronte le armi da live action.  Per ora la mia strategia è stata rimanere rintanata in un angolo a mangiare biscotti, cercando di simpatizzare con lo scheletro nell’aula di chimica, tenendomi in una posizione di sicurezza.
Ma neanche la mia inguaribile pigrizia poteva tenere a freno  il mio istinto giornalistico,non potevo starmene in silenzio , non dopo  occasioni così insolite per cui scrivere, e si sa , il giornalista campa di novità. Quindi mi sono costretta ad abbandonare coperte e cioccolato e  insieme alla mia troupe,  partire (?)  style Indiana Jones,cercando di documentare il tutto. Non conosciamo i rischi reali di quest’impresa. Per ora il massimo del contatto è stata una “scatarrata” che ha colpito in pieno viso una mia collega: non sappiamo se si riprenderà mai. Dura la vita del giornalist- * schiva starnuto in piena faccia *.
I soggetti studiati presentano segni caratteristici come occhi gonfi e cisposi,  e camminata irregolare, stile post-sbornia tanto per capirci,  per informare i curiosi e motivare il fenomeno, bisognerà partire da molto tempo prima…


4 GIORNI PRIMA

San Cipriano d’Aversa, ore 8:45, piazzale del liceo.
Il cielo è sereno limpido,come a fare un netto contrasto  con l’agitazione che serpeggia tra gli studenti in questo momento: è ben chiaro a tutti che questa  non sarà una normalissima giornata di scuola.
Ci è stato impedito l’accesso alla parte interna dell’istituto, e  sotto non so quali direttive, aspettiamo l’arrivo dei rappresentanti di istituto, carichi di impazienza e aspettativa.
Nel momento esatto in cui credo che mi sia per staccare qualche arto dal corpo per il freddo e maledicendo non so quale divinità pagana,  lo scricchiolio metallico e familiare del cancello riesce a rianimare me e altre 800 persone da uno stato di torpore quasi mistico.
Ma non è per quello che si iniziano a udire esclamazioni di stupore: leggo sul volto dei presenti, per una frazione di secondo, il più sincero sbigottimento e poi come in un coro studiato, partono grida burgunde di giubilo :dal terrazzo del complesso, luogo per noi invalicabile -ma che, non so voi, ho sempre voluto visitare, forse a causa delle troppe fiction viste-  viene fatto calare, bianco, contro  il muro sporco, uno striscione con una scritta  vivida e carica di conseguenze:


Ebbene si! Come avete potuto capire, questi sono stati giorni frenetici e a dir poco unici al Segrè.
Occupazione.


Quella reale e tanto temuta, un motivo di dibattito gli anni passati, un ‘ incognita che fino ad ora mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontare.
L’eccitazione serpeggiava nell’aria, a partire dalla riunione studentesca organizzata nel cortile interno alla scuola .  I rappresentanti d’istituto dall’alto della scala del secondo piano armati di microfoni e amplificatori, si prodigavano in gesti sconclusionati per attirare l’attenzione generale.
Quando finalmente è  sceso il silenzio e sono stati elencati i vari motivi per occupare , io ero talmente stordita dalla folla che posso giurare di avere sentito nell’aria urlare da qualcuno la frase:” Diamo inizio ai 75° Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!” Mentre mi  preparavo ad utilizzare i ghiaccioli che mi si erano formati sotto il naso per usarli come arma, il tocco, non poco brusco, della tizia che mi stava a fianco mi riscuote dalla fantasie e riesco a cogliere il resto del reale messaggio dei rappresentanti:ovviamente, primo tra tutti  i motivi dell’occupazione,vi era quello delle aule mancanti e il problema non ancora risolto di quelle esistenti e a dir poco fatiscenti. E posso testimoniare,  come persona che passa le sue giornate in un’aula che,  con un po’ di pioggia si trasforma in uno scolapasta, che la situazione non è delle migliori.



Dai vari sit-in organizzati-che non ho mancato di commentare- all’incontro organizzati con l’onorevole Zinzi, che  altro non servi a blandire gli animi e a sfasciare lo sciopero organizzato, alle varie incursioni  alla prefettura,che ci ha elegantemente liquidati, fino ad ora è stato tutto un susseguirsi di iniziative e bollori mai veramente placati. Era solo questione di attimi prima che l’esasperazione crescesse e portasse ad una soluzione –si spera- drastica.
I giorni prima dell’occupazione sono stanti densi di dibattiti e ovviamente eravamo molto lontani dall’ottenere il  “consenso generale” tra l’altro  in  una situazione così delicata mi stupirei non ci fosse un minimo di reticenza.
Al di là del naturale senso di aspettativa ed esaltazione che sempre fa capolino, quanto si tratta di novità , l’impatto di una simile decisione ti si riversa in certo senso addosso in una frazione di secondo nel momento più inaspettato, come una doccia fredda, sotto  forma di dubbi e incertezze, una consapevolezza , che -così come in passato erano state l’immaturità, l’opposizione palese delle autorità, o il semplice fatto che non eravamo pronti , il terrore di mettersi in gioco, le responsabilità significative, già di per sè complicate da assumerci quando si parla di noi stessi-tale da farci fermare quasi . Forse noi studenti del Segrè sentiamo in un certo senso il peso di un’occupazione diversamente da altri istituti perché le esperienze negative , significative e palpabili, concrete e preoccupanti sono ovviamente da ricercarsi nel lontano  autunno 2007.
Anno tristemente  famoso per il nostro istituto, quando qualcuno durante la prima occupazione mai organizzata, dotato di un cervello grande quanto una nocciolina, probabilmente infastidito dalle zanzare che avevano fatto piante stabile nelle sua scatola cranica , decise di  trasformare bellamente la struttura scolastica, in un falò per marshmallow gigante.                                                                                                                        
Il disastro e le complicazioni che comportarono quel gesto, lontano da quelle più spicciole e materiali, come il dover appoggiarsi ad un altro istituto,facendo turni pomeridiani, le stiamo scontando ancora oggi. Io non ero presente personalmente come studente  ma ricordo  perfettamente la sensazione di devasto che provai nel vedere le immagini del disastro, un qualcosa di simile che si prova nel vedere al telegiornale la proprio casa distrutta, senza poter aver potuto fare nulla. Il restauro che seguì fu lungo e angosciante, e la fiducia negli studenti era ormai persa.
Proprio per questo la decisione di occupare ha richiesto coraggio e, soprattutto, voglia di riscatto, il dimostrare che siamo diversi, siamo cresciuti, pieni di   voglia di fare, tramite ogni mezzo,che per troppo tempo ci era stata negata e non semplicemente ad aderire ad una manifestazione come un branco di cani dal basso QI.
Reprimendo la voglia immane di saltare sui banchi urlando “We don’t need no education! Hey, Teacher, leave those kids alone!”  e tenendo nascoste le mie inclinazioni canore, visto che non credo molti avrebbero apprezzato il mio personale omaggio ai Pink Floyd ( Pank Effluvio , per la massa) , sono passata quasi ogni giorno a dare un’occhiata  e posso affermare con fierezza che ci siamo mostrati nella nostra parte migliore: dai ragazzi del turno notturno che si sono improvvisati bidelli, a cui va attribuito il merito di  aver tirato a lucido l’istituto, in modo tale da creare una sensazione di sincero stupore  il mattino dopo per una pulizia che non vedevamo da anni, dalle varie attività che si sono tenute il pomeriggio, i tornei, la partite e libertà varie. Tutto si è svolto nel clima di più completa legalità,  e io non mi aspettavo di meno.

Tutto il mio sostegno va ai tizzi che si sono assiderati durante il turno notturno e la mia stima va a un tizio che ha avuto la geniale idea di accamparsi nell’atrio,letteralmente, corredato di tenda da campeggio e tutto il necessario.  God bless you …
Sono stati giorni di tumulto, non solo nella nostra piccola cittadina dimenticata da Dio, ma in tutta la penisola a cominciare da iniziative che partono come deboli fiammelle  isolate e poi acquistano sempre maggiore importanza:diversi istituti che si mobilitano, alla fine ognuno per combattere la sua  piccola battaglia personale, chi come noi ha bisogno d’aule, chi smania per fondi mancanti e chi mette su una bella storia tanto per perdere giorni di lezione … e perché no? Siamo studenti, in fondo.                                                             
E non c’è forza maggiore di questa: una parvenza di unità.
Resta il fatto che tutto questo mi fa gioire e sperare, non ho mai visto un’adesione come quella che c’è stata nei giorni passati, forse nel Segrè per la prima volta si stanno inseguendo obiettivi concreti, reali, ben lontani dalla belle favolette  che ci propinavano gli anni passati per zittirci, e vedremo col tempo se  semplicemente si è trattato di un episodio isolato o se veramente costruiremo qualcosa di buono.
Per una volta in quattro anni, sono fiera del mio istituto.
Certo, l’adesione generale a  simili iniziative è lontana, ma voglio credere che vi sarà una  maggiore capacità di giudizio,  unita alla consapevolezza delle prese in giro e il voler dimostrare che non siamo semplice creta nella mani delle istituzioni, ma persone dotate di raziocinio e comprensione, la capacità di dimostrare che possiamo fare qualcosa, ovvero la differenza. Parlo soprattutto per coloro , che temono ripercussioni scolastiche: senza simili iniziative, senza fuochi di speranza, non ci sarà più un modo di venir rimproverati , perché non ci sarà più istruzione, o almeno qualcosa che sia degno di essere definita tale!
 Per questo occupiamo la scuola, il mondo,  occupiamo le menti, occupiamo le classi e infine, se necessario, “occupiamo il paradiso!”

Ps. In tutto ciò, le facce smarrite di alcuni professori , che vagavano in giro, con aria persa, senza sapere cosa fare,erano impagabili!


                                                                                                                          Castaldo Fabiola 

1 commento:

  1. Resta l'amarezza per un'opera "fatta a metà", un lavoro non perpetuato che avrebbe concesso un autentico slancio al nostro Liceo.
    Tanti complimenti a tutti coloro che hanno contribuito, ma non si possono terminare stati come questi senza ottenere nulla di veramente concreto, se non una ritrovata fiducia nelle potenzialità di ogni componente (fattore, questo, in ogni caso necessario e sacro direi).

    RispondiElimina