17 maggio, Aversa-
Molti giovani hanno dichiarato di sentirsi soli, perché nessuno più è disposto
ad ascoltarli. Ad ascoltare le loro parole. “Ciao, posso dirti una cosa...”
“Non ho tempo ora,
magari più tardi”; stranamente quel più tardi non arriva mai. Però, quando le
parole degli altri iniziano ad avere conseguenze, apparentemente negative,
nella vita di tutti, si comincia a prestargli attenzione. Parole pungenti, come
“omosessuale”, vengono bandite dalla nostra società, la quale non accetta il
diverso. Ma diverso da chi?
Si parla tanto di
“libertà di espressione”, “libertà di parola”, ma a conti i fatti, tutti si
lasciano influenzare dal pensiero degli altri. Le parole altrui risultano più
importanti di quelle della persona stessa che parla. Così, quando quest’ultime
vengono utilizzate per ferire, per annientare, portano alla distruzione della
persona stessa. Ne sono un esempio i numerosi suicidi da parte di molti giovani
che, a causa di offese o discriminazioni di ogni genere, hanno deciso di porre
fine alla propria vita.
Ed eventi del genere
continueranno a susseguirsi se la società, la nostra società, non adeguerà i
ragazzi ad un uso corretto della parola. Si, perché la parola deve essere
dosata e si deve sapere usare, perché se è davvero l’arma che differenzia gli
esseri umani dagli altri esseri viventi, allora è l’arma più potente che si
possiede. Arma a doppio taglio, da una parte mortale, dall’altra vitale. E tu,
da che parte stai?
Maria Cioffo IIZ
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