L’Agro Aversano ha fama di essere terra “sconsacrata”, set di
scenari degni dei libri di Roberto Saviano, una terra di nessuno in cui i
poveri abitanti sono abbandonati a se stessi, e alle malattie che i loro
compaesani hanno fatto in modo che nascessero, crescessero e venissero
coltivate proprio sul suolo calpestato ogni giorno per andare a lavoro o a
scuola.
Può succedere a volte, che in un luogo del genere, nasca qualcuno
che ha voglia di far sentire il proprio pensiero, e può succedere che questo
qualcuno non abbia bisogno di urlare, bensì di scrivere.
Luigi Intelligenza è uno scrittore e giornalista free-lance; vive
a Villa di Briano e proprio lì ha fondato l’associazione culturale Naif nel
2007, con l’intento di restituire alle “terre di camorra”, la passione per la
letteratura e la scrittura. Nel 2018, sotto la guida di Don Giuseppe Sagliano ,
scrive un libro su Don Giuseppe Diana, prete anticamorra mitizzato e
martirizzato dai media e dai casalesi, con lo scopo di strappare il velo creato
dai giornali e dalla televisione, che ha fatto si che Don Peppe Diana
diventasse un supereroe ligio alla sua guerra contro la camorra, toccando
infatti il lato umano del prete e grazie alla testimonianza di Don
Sagliano, può raccontarlo tramite gli occhi di chi gli è stato accanto, durante
il suo cammino spirituale e la sua vita da curato. Il libro si intitola “Solo
un prete”.
Il 18 marzo 2019, alcune classi del liceo “Emilio Gino Segrè”
hanno avuto il piacere di incontrare i due autori del libro in Aula Magna,
per dibattere e capire quanto lavoro si celi dietro la stesura di un libro.
All’incontro hanno presenziato anche le professoresse Corvino Ornella e Bove
Clelia, testimoni dirette dell’operato di Don Diana in quanto partecipi attive
dell’associazione cattolica di Casal di Principe negli anni ’80.
Luigi Intelligenza, che gli studi li ha conclusi pochi anni fa,
con grande entusiasmo ha coinvolto sin dal principio tutti i ragazzi presenti,
riuscendo a tenere viva l’attenzione con gli interessanti racconti del “dietro
le quinte” del romanzo. Gli animi sensibili e accorti degli scrittori emersi
dai loro sguardi, e quelli di Intelligenza hanno scrutato il volto di ciascun
alunno e si sonoriempiti di meraviglia ascoltando le domande, i pareri e
rispondendo con la disinvoltura e la semplicità di chi ha partecipato, senza
mai perdere la passione, all’ennesimo seminario.
Ma lo sguardo di vera e propria ammirazione è stato quello di Don
Peppe Sagliano, che, mentre si sistemava il collarino ecclesiastico, rilasciava
perle di saggezza che solo l’esperienza e il contatto con una moltitudine
indefinita di fedeli,possono regalare. Don Giuseppe Sagliano era
circondato da un’aurea che contraddistingue i curati, a metà tra la beatitudine
e la saggezza, come se nelle rughe del volto celasse tutti i segreti e le
confessioni ricevute negli anni, e ne portasse il peso sulle spalle. Entrando in
fretta nell' aula,a causa di un lieve ritardo dovuto ad un altro incontro, ha
rilasciato un odore di incenso nell’aria, e una volta seduto ha iniziato a
trattare i presenti come dei fedeli ascoltatori di una qualche sua omelia domenicale.
Con la voce rauca, e di tanto in tanto spezzata dall’emozione, insieme alle
professoresse presenti, ha ricostruito la vita di Don Peppe Diana,
raccontandola come si racconta una favola ai nipotini, con la stessa dolcezza e
attenzione nei particolari. Il ricordo del grande amico, della guida e del
prete che Don Diana è stato, ha regalatomomenti di emozione e ilarità generale,
rendendo non solo interessante l’incontroma anche particolarmente toccante.
Importanti sono state le testimonianze delle professoresse Bove e
Corvino, all’epoca ragazze come gli alunni presenti, che hanno raccontato
scorci di vita quotidiana,lasciando trasparire l’immagine di un Don Peppe
sempre felice,entusiasta , attento ai bisogni e alle necessità altrui, ma soprattutto
profondamente devoto, non solo al Signore, ma alla vita stessa, intesa come
portatrice di gioia per la sua essenza ed effettività; era grato a Dio per il
solo fatto di esistere, e trattava qualsiasi vita con estrema accortezza.
Il momento di massima commozione generale,è dovuto a Don Sagliano,
che con le mani aperte come a pronunciare un Padre Nostro, e la voce spezzata
dalla suggestione del momento e dai ricordi che affioravano nella sua mente, ha
raccontato la genesi del Centro Immigrazione di Casal di Principe , ad opera
dell’immensa carità di Don Peppe Diana.
Durante tutto l’incontro, nell’aria è rimasta sospesa una frase,
che nessuno dei conferenti ha avuto il coraggio di pronunciare, ma aleggiava
nella stanza come un messaggio, con la speranza che tutto ciò che è stato
scritto, detto e filmato sulla vita di Don Peppe Diana non sia stato vano,e
possa rimanere nel tempo, immutabile.
“Nessuno muore realmente
finché vive nel cuore di chi resta”
Nunzia Di Puorto
VL
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