Tempo:
pura convenzione umana, eppure forza inarrestabile. Sentivamo il bisogno di
dare un nome al continuo succedersi di eventi, al lento ma inesorabile viaggio
che porta chissà dove, attraverso infiniti cambiamenti.
Tempo.
La
nostra intera vita è misurata dallo scandire del tempo, e quando crediamo di
non averne più, ecco che in realtà è il tempo ad avere in pugno noi. Ci fa
credere di averne il controllo, per poi venire a mancare all’improvviso. Ci
prende con sé, infine, e non c’è modo di sfuggirvi.
“Time
has looked at your faces, and time…time never forgets” (“Il tempo ha guardato i
vostri volti, e il tempo…il tempo non dimentica mai”), recita Peter Capaldi in
“Class”, serie tv spin-off della più famosa “Doctor Who”.
Forza
maligna, dunque?
Forse,
ma necessariamente presente.
L’unica
cosa che possiamo fare, noi esseri mortali, mentre ancora ci illudiamo che sia
un bene di nostra proprietà, è sfruttarlo al meglio. È questo che dà valore
alla nostra vita, quello che riusciamo ad imprimere nel tempo. E il tempo non
dimenticherà. Nel frattempo, immaginiamo di riuscire a modificarlo, a
viaggiarvi attraverso, di riscrivere le pagine nere della storia, di correggere
errori del passato e conoscere il futuro per non commetterne nel presente.
Sarebbe uno strumento eccezionale, il controllo del tempo, o forse no. Nelle
mani sbagliate, potrebbe essere causa di rovina.
Accanto
a questo desiderio, l’uomo ha sempre riconosciuto l’impossibilità che si
realizzi. A partire dalla civiltà greca, che rappresentava il tempo, Crono,
come un titano. Imbattibile, inarrivabile. È una pretesa egoistica, il
desiderio di esistere al di fuori del tempo. Nascere e non morire. Esente dalle
leggi della natura. E a lungo andare ci si rende conto di quel che è in realtà:
una maledizione.
Quanto
tempo dura una vita?
Un
tempo relativamente breve, diremmo, dinanzi all’eternità. Una goccia d’acqua
nell’oceano.
Ma
quanto tempo dura il ricordo di una vita?
Può
durare secoli, millenni, attraversare epoche. Basti pensare ai tanti uomini e
donne che il tempo ha preso con sé, quasi la morte sia solo la sua messaggera,
e che noi continuiamo a ricordare, come se fossero ancora con noi. È l’uso che
facciamo del tempo, a rendere la vita degna di essere vissuta. Non serve l’immortalità
per riuscire a raggiungere uno scopo più grande della vita stessa. Serve tempo.
E persone capaci di usarlo nel modo giusto.
“Prenditi
tempo per dare, perché il giorno è troppo corto per essere egoisti”, scrive
Neruda. Quando il tempo per noi sarà finito, tutto ciò che resterà saranno le
cose che abbiamo lasciato, affinché altri continuino quello che noi abbiamo
iniziato. Affinché, nella fitta trama del tempo, ci sia una breccia, un piccolo
spiraglio che fa luce sul nostro volto, sulla nostra vita.
E
il tempo non dimenticherà.
Alessandra Iorio
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