mercoledì 31 maggio 2017

Il senso del dolore- L’inverno del commissario Ricciardi



Il senso del dolore è un romanzo giallo, scritto da Maurizio De Giovanni, ambientato nella napoli fascista degli anni trenta. Pubblicato prima come “Le lacrime del pagliaccio”, poi riedito l'anno dopo con il titolo attuale. Divisi in stagioni, i quattro sono i libri di questa serie. Insieme a “il senso del dolore infatti” si accostano anche “La condanna del sangue- La primavera del commissario Ricciardi” nel 2008, nel 2009 “Il posto di ognuno- L'estate del commissario Ricciardi” e nel 2010 Il “giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi.”
Personaggio principale dei romanzi è il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in carica alla regia polizia, Nato nel Cilento nel 1900 dalla famiglia nobiliare dei Malamonte. Già bambino cominciò a dimostrare un’inusuale abilità, denominata “Il fatto”, che gli consentiva di poter percepire le ultime parole e le ultime sensazioni delle vittime di morta violenta (sia incidenti sia omicidi),di cui vede il fantasma sul luogo del decesso in maniera via via più evanescente. Ricciardi è convinto che alla base di ogni delitto il movente del colpevole possa ricondursi a due soli motivi: la fame o l'amore. Quando si occupa di un caso non smette di lavorarci fino a che non lo risolve, calandosi con abilità e determinazione nella situazione in cui si è svolta la vicenda fino a comprendere intimamente tutte le persone coinvolte in essa. Per colpa del "Fatto" conduce una vita priva di emozioni, benché ami Enrica, una donna poco più giovane di lui, che osserva dalla finestra, ed è, segretamente, osservato a sua volta da Enrica.
Le sue vicende nel primo libro girano intorno al delitto del grande tenore “Arnaldo Vezzi”, ucciso con un frammento di specchio al teatro San Carlo a Napoli, poco prima della rappresentazione de “I pagliacci”. Questi era una persona egoista e meschina, e in tanti avrebbero avuto un movente per ucciderlo, ma il commissario, grazie al suo senso di giustizia e alle sue abilità, riuscirà brillantemente a risolvere il caso.
Un libro dalle atmosfere cupe, fredde come l’inverno in cui ambientata la vicenda, ma in fondo verosimili, che ti catturano e si lasciano leggere con estrema facilità, con tranquillità, e che scorrono senza che il lettore se ne accorga effettivamente. La vicenda è ben strutturata, anche se ogni tanto la storia di Ricciardi passa troppo in primo piano, lasciando da parte la storia principale riguardante il delitto del tenore.
Durante la narrazione vengono forniti sempre più dettagli sul delitto e ciò porta il lettore a poter capire in anticipo il colpevole del delitto, più vicino a quel “meschino che si credeva Dio” di quanto si possa pensare all’inizio.
La trama è coinvolgente, emozionante e, almeno nel mio caso, sorprendentemente fresca e nuova, dato che non leggo gialli molto spesso. A volte le dinamiche del delitto possono essere un po’ macchinose, ma è ovvio che sia così, non è facile infatti immaginare un omicidio che avviene, tradurlo in fatti e poi in parole da poter scrivere su carta.
Un libro molto bello, che tutto sommato può piacere e non piacere, a me personalmente ha lasciato l’amaro in bocca; non tanto per il finale, ma perché è come se mancasse un qualcosa di indefinito, forse più azione oserei dire, ma forse anche un protagonista in cui ci si può immedesimare,  ma in fin dei conti i libri sono belli proprio per questo: puoi leggerli e trovare un mondo dove tu sei il protagonista, o puoi trovare un modo che di protagonisti ne ha abbastanza, e ha solo bisogno di raccontare una storia.

Celeste Dazzi

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