Ehilà,
gente!
Vi sono
mancata? Mhh, non credo proprio!
Non ho la
più pallida idea del perché abbiate cliccato su questo link, ma adesso che ci
siete chiudete la pagina Facebook che- io lo so- state scorrendo, con la faccia
da ebeti annoiati da un tempo paragonabile a quello della seconda glaciazione e
fermatevi un attimo.
Come al
solito sono qui per ammorbarvi con le telecronache degli eventi che interessano
il nostro liceo- o una parte del suddetto- quindi,facciamo questa cosa e che sia
breve e indolore per tutti.
Sono qui per
parlarvi di una cosa abbastanza seria che ha interessato alcune classi del
nostro amato Segrè dall’inizio di
Settembre e ha trovato il suo culmine esattamente nella giornata del 28 novembre 2014: il
progetto “Vento di legalità”.
Partiamo dal
principio. Cos’ è Vento di legalità?
“Vento di legalità” è un’idea nata dal cuore e dalla sensibilità civica e
cristiana della dott.ssa Caterina Viola,
con l’intento di promuovere tra gli studenti delle scuole Secondarie di primo e
secondo grado la cultura della legalità
e giustizia. Si tratta di una sfida ardua
poiché la società domanda fatti e soprattutto testimoni. I giovani hanno bisogno di esempi, quelli che
non hanno attorno a loro,sia per riscoprire
la voglia di vivere diversamente, sia per imparare a dire “sì” quando è giusto,
e dire “no” quando lo esigono
l’etica e la giustizia,
oltre i propri interessi o vantaggi personali.
Probabilmente
adesso penserete ad una delle tante insulse iniziative scolastiche, volte al
conseguimento di punti di credito,vi
confesso che, inizialmente, ero parecchio titubante nel partecipare io stessa.
Vi spiego perché: come ragazzi che
vivono nella terra dei fuochi, fin da piccoli,a livello scolastico, siamo
sempre stati coinvolti in pseudo-progettazioni che riguardavano la nostra terra
devastata.
Il copione
era sempre lo stesso, il tema monotematico e noi studenti venivamo messi a
lavorare su cose che alla fine non ci venivano neanche spiegate a dovere. Ho
sempre avuto la sensazione che le istituzioni- semmai lo facevano- si
interessassero a noi solo come “quei ragazzi sfortunati di San Cipriano”, non
come persone, ma semplicemente come dei relitti allo sbando.
I
rappresentanti delle istituzioni venivano nelle nostre scuole, dicevano qualche
bella parola e poi magicamente
sparivano;noi venivamo accantonati in un angolo con i nostri cartelloni
colorati, gli sguardi confusi e le speranze infrante. Ogni volta e così sempre,
in un circolo vizioso che ci portava se non all’apatia, ma alla disillusione e
alla sfiducia totale.
Ma questa
volta, ho avuto il piacere di ricredermi e di poter contraddire ogni singola
lettera sovrascritta: Vento di legalità è stato il compenso a quella mancanza ,
ha portato un’aura fresca alla questione ambientale, e ci ha dato la sensazione
di essere visti come delle potenzialità nascenti. Alla fine è stata una di
quelle esperienze che mi hanno dato veramente possibilità di crescere, e di
farmi maturare a 360 gradi.

Sono stati
mesi di lavoro intenso per tutti noi ragazzi coinvolti: quello che dovevamo
fare era presentare un nostro lavoro che trasmettesse il così detto “senso di
legalità” a una giuria di esperti. Compito sicuramente non facile per degli
studenti, ma stimolante da ogni punto di vista perché, in primo luogo, ha
comportato una messa in discussione di tutti i nostri pensieri a riguardo. Una
cosa che ho apprezzato particolarmente del concorso è stato il fatto che noi
ragazzi potessimo esprimerci in modi assolutamente originali e soprattutto
personali.
Non è stato posto alcun limite alla nostra
creatività, e proprio per questo le forme dell’elaborato sono state tante e
varie:da formato video, a articolo di giornale, a racconto originale, a
cortometraggio. Personalmente ho avuto modo, per la prima volta, di cimentarmi
nella stesura di uno pseudo-copione per un breve cortometraggio , poi messo a
punto con la mia classe.
Devo dire
che non dimenticherò mai i pomeriggi frenetici di riprese, i luoghi e le battute
improvvisate. Abbiamo passato due mesi a riflettere su come rendere migliore il
nostro essere cittadini, ma la cosa per me importante è stato farlo in
compagnia, ridendo e scherzando tra di noi. Sono sempre più convinta che le
esperienze formative abbiano valore solo se fatte a misura di ragazzo: Vento di
Legalità ci ha messo in gioco dal primo all’ultimo.
Il D-Day era
fissato per il 28 novembre, data della premiazione.
Come piccola
rappresentanza del liceo si siamo riuniti al Santuario Mia Madonna e Mia
salvezza di Casapesenna e sono rimasta totalmente scioccata quando ho visto il
fiume di gente venuto da ogni parte di Italia. C’erano scuole arrivate persino
da Basilicata, Valle d’Aosta e Sicilia.
La giornata
è iniziata ufficialmente alle 9 di mattina. C’eravamo noi, forse 5.000 ragazzi
stipati in una sala, e diversi membri della giuria su un rialzo. A prendere la
parola è stata Caterina Viola-la mitica organizzatrice del tutto - che ha dato
il via ad una serie infinita di ringraziamenti che sono duranti all’incirca 2
ore. In quella lista mancavamo solo io, Galdalf, Silente e Babbo Natale.
Sono stati
fatti alcuni interventi illuminanti, abbiamo avuto modo di ascoltare
magistrati, giudici, senatori, vittime di mafia, e da tutti quei discorsi ho
potuto individuare in filo comune: il volere mettere in luce esempi positivi per i giovani, dando risalto alla
così detta “figura dell’eroe”. Una
figura vista non come un mitico preudo-omosessuale con le cosce strette in
calze blu e mutandoni, ma un esempio moderno di legalità individuato nelle
persone che ogni giorno portano a termine la loro personale battaglia contro
ogni sorta di sopruso.
La
manifestazione si è prolungata fin quasi alle sei del pomeriggio, quando sono
state fatte le premiazioni.
Forse
l’unico appunto”negativo” che vorrei fare della giornata è questo: c’erano bambini
delle elementari quasi con la bava alla bocca per la stanchezza. Noi studenti
delle superiori riusciamo a tenere alto un certo grado di attenzione, ma
considerando che la manifestazione non riguarda una, ma diverse fasce d’età, e
tenendo conto che è già difficile ottenere l’attenzione di un bambino per più
di due secondi-a meno che non si parli di Transformers ovviamente- forse nel
futuro si dovrebbero ridimensionare i modi e i tempi.
Vi è stato
anche un momento di dibattito in cui abbiamo potuto porre diverse domande ai ministri,senatori,ufficiali(allego il video
qui sotto): sono stata contenta di poter
discorrere di un tema che mi tocca molto da vicino. Ho parlato della fuga dei
cervelli e delle terre abbandonate in cui vivo. Ho ricevuto una risposta carica
di fiducia in un momento storico in cui viene a mancare quasi la speranza, e mi è rimasta in fondo l’amarezza di non
aver potuto dire a quei ministri-e parlo da semplice studentessa- che ,alla
fine di tutto,eroi e speranza, non possono colmare il senso di abbandono da
parte delle istituzioni che sentiamo ogni giorno.
Vivo nella
terra dei fuochi, e come ogni ragazzo che per chissà quale scherzo del destino
si è trovato ad essere partecipe di questa realtà, so benissimo cosa
significhi: mi basta guardarmi in giro e vedere la mia famiglia che muore e i
rifiuti che ingombrano le strade a farmi sentire in un certo qual modo
“diversa”.
Diversa
quanto ho capito che la normalità in cui vivevo non era quella degli altri
ragazzi della mia età.
Diversa
quando si parla di mafie e tutti sono sempre pronti a puntare il dito per
etichettarti e farti sapere quanto sei insignificante, inutile.
Diversa
quando alla fine di tutto,una condanna di cui non puoi avere colpa ti pesa
sulla testa. Ma soprattutto diversa quando sai che scegliere la legalità non è
scontato per tutti, che questa non è circoscritta ad un singolo evento, ma è un
percorso continuativo che si manifesta in ogni più piccola scelta e decisione
che prendiamo ad ogni bivio della nostra vita.
Nonostante
tutto, sono tornata a casa, con la consapevolezza di non aver sprecato 3 mesi
della mia vita a rincorrere farfalle.
Quello che dovevo dire, ho fatto in modo di
esprimerlo nel migliore dei modi nel cortometraggio . Delle persone che ho sentito parlare quel
giorno, le voci sono rimasti come degli echi indelebili, di una volontà che non
conosce limiti.
Ho
riflettuto e mi sono emozionata ad alcune testimonianze. Ho maturato la
consapevolezza che i veri eroi, non devono essere visti come persone lontane e
straordinarie- sarebbe una giustificazione troppo semplice per la nostra
coscienza- ma come persone giù dal
piedistallo, che fanno di gesti,che
dovrebbero essere scontati per tutti, la loro unicità.
Ho imparato
come posso trasformare la mia diversità in un punto di vantaggio!
Fabiola Castaldo
Ps.
Congratulazioni alle ragazze della 3Z per il loro attestato di merito al
racconto “E sarà l’aurora!” Siete forti ragazze!
PPs. Ad un
certo punto, intorno alle 5, 5 e mezza alcuni del nostro gruppo sono
sprofondati in stato comatoso per via la stanchezza. Non sappiamo se si
riprenderanno mai.
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