
Personaggio
principale dei romanzi è il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in carica alla
regia polizia, Nato nel Cilento nel 1900 dalla famiglia nobiliare dei
Malamonte. Già bambino cominciò a dimostrare un’inusuale abilità, denominata
“Il fatto”, che gli consentiva di poter percepire le ultime parole e le ultime
sensazioni delle vittime di morta violenta (sia incidenti sia omicidi),di cui
vede il fantasma sul luogo del decesso in maniera via via più evanescente.
Ricciardi è convinto che alla base di ogni delitto il movente del colpevole
possa ricondursi a due soli motivi: la fame o l'amore. Quando si occupa di un
caso non smette di lavorarci fino a che non lo risolve, calandosi con abilità e
determinazione nella situazione in cui si è svolta la vicenda fino a
comprendere intimamente tutte le persone coinvolte in essa. Per colpa del
"Fatto" conduce una vita priva di emozioni, benché ami Enrica, una
donna poco più giovane di lui, che osserva dalla finestra, ed è, segretamente,
osservato a sua volta da Enrica.
Le sue
vicende nel primo libro girano intorno al delitto del grande tenore “Arnaldo
Vezzi”, ucciso con un frammento di specchio al teatro San Carlo a Napoli, poco
prima della rappresentazione de “I pagliacci”. Questi era una persona egoista e
meschina, e in tanti avrebbero avuto un movente per ucciderlo, ma il
commissario, grazie al suo senso di giustizia e alle sue abilità, riuscirà
brillantemente a risolvere il caso.
Un libro
dalle atmosfere cupe, fredde come l’inverno in cui ambientata la vicenda, ma in
fondo verosimili, che ti catturano e si lasciano leggere con estrema facilità,
con tranquillità, e che scorrono senza che il lettore se ne accorga
effettivamente. La vicenda è ben strutturata, anche se ogni tanto la storia di
Ricciardi passa troppo in primo piano, lasciando da parte la storia principale
riguardante il delitto del tenore.
Durante la
narrazione vengono forniti sempre più dettagli sul delitto e ciò porta il
lettore a poter capire in anticipo il colpevole del delitto, più vicino a quel
“meschino che si credeva Dio” di quanto si possa pensare all’inizio.
La trama è
coinvolgente, emozionante e, almeno nel mio caso, sorprendentemente fresca e
nuova, dato che non leggo gialli molto spesso. A volte le dinamiche del delitto
possono essere un po’ macchinose, ma è ovvio che sia così, non è facile infatti
immaginare un omicidio che avviene, tradurlo in fatti e poi in parole da poter
scrivere su carta.
Un libro molto bello, che tutto sommato può piacere e non piacere, a me personalmente ha lasciato l’amaro in bocca; non tanto per il finale, ma perché è come se mancasse un qualcosa di indefinito, forse più azione oserei dire, ma forse anche un protagonista in cui ci si può immedesimare, ma in fin dei conti i libri sono belli proprio per questo: puoi leggerli e trovare un mondo dove tu sei il protagonista, o puoi trovare un modo che di protagonisti ne ha abbastanza, e ha solo bisogno di raccontare una storia.
Celeste Dazzi
Un libro molto bello, che tutto sommato può piacere e non piacere, a me personalmente ha lasciato l’amaro in bocca; non tanto per il finale, ma perché è come se mancasse un qualcosa di indefinito, forse più azione oserei dire, ma forse anche un protagonista in cui ci si può immedesimare, ma in fin dei conti i libri sono belli proprio per questo: puoi leggerli e trovare un mondo dove tu sei il protagonista, o puoi trovare un modo che di protagonisti ne ha abbastanza, e ha solo bisogno di raccontare una storia.
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