Sono passati esattamente due
anni dalla nascita della nostra redazione. Da quando, sotto iniziativa del
preside Rosato, noi come gruppo di 10 ragazzi, presi a caso tra diverse classi,
ci riunivamo il pomeriggio e condividevamo le nostre esperienze,discutendo
delle nostre aspettative. Eravamo timidi all’inizio, ma poi siamo diventati un
gruppo sempre più unito.
Portavamo
avanti il nostro piccolo angolo di mondo,tutto questo imparando a convivere tra
i ragni e la polvere della biblioteca, che usavamo come bunker organizzativo,
alias BatCaverna. Ricordo ancora le espressioni di shock nello scoprire che a
scuola esisteva una biblioteca scolastica LOL.
In
questo tempo devo dire che siamo cresciuti tutti tantissimo. Alcuni dei
nostri membri originari adesso frequentano l’università- nonostante tutto
vengono a trovarci spesso, ma non fatevi ingannare dalla loro maschera di
serietà, vi assicuro che non vorreste mai vederci tutti insieme:
approssimativamente il nostro QI non raggiunge i 50 punti,sommandoci.
Ho
iniziato questo triste sproloquio per dire che, alla fine quando ci si ritrova
a dover raccogliere i frutti del proprio
lavoro, a dover rappresentare tutti e vedere le aspettative andare oltre la
nostra personale immaginazione, è qualcosa che non succede per caso, ma non è
mai come te l’aspetti.
E’
sempre qualcosa che, per quanto tu possa programmare e desiderare, è
quasi meglio ti sfugga di mano, come se il cambiamento cadesse quasi dal cielo:
è un’ emozione improvvisa, di cui prendi piena consapevolezza solo quando
ti ritrovi a dover stringere un riconoscimento tra le mani, in piedi su un
palco, con davanti 2.000 persone e ti tocca dover scegliere le parole,
quelle giuste tra tutte, per poter sintetizzare anni di lavoro e frustrazione e
non tagliare fuori nessuno.
Ma sai
che comunque non è possibile e l’ansia ti prende, gli occhi si fanno
pericolosamente lucidi e ti rendi conto che vale la pena di lottare
, sempre.
Sto
diventando melodrammatica prima del tempo .Fermatemi.
Ho paura
di continuare, mi è stato rimproverato molte volte il mio essere logorroica su
carta e poco nella vita, ma questa volta ci sono cose che devono essere dette,
che non possono essere lasciate al caso, e vanno spiegate in un certo modo.
Prima di
continuare è bene specificare una cosa: il nostro giornale nasce come blog
online innanzitutto per due motivi:
1)la
possibilità di poter pubblicare notizie in tempo reale;
2)più
concretamente, non avevamo fondi, ergo la scuola non ci permetteva di “sprecare”carta
inutilmente.
Dopo due
anni di pseudo-tranquillità e lavoro,le cose hanno preso una svolta particolare
all’ incirca a metà del 2013, quando ci venne proposto di partecipare ad un
concorso giornalistico indetto dall’ Associazione nazionale Alboscuole, che si
accupa di giornalismo studentesco e fu così che, quasi senza pretese,quasi per
gioco che, riunendoci in orario scolastico e non ,
facendomi saltare qualche nervo e cercando di corrompere i professori e
il tecnico per farci rimanere abusivamente in aula magna, riuscimmo
miracolosamente a impaginare gli articoli del blog sotto forma di
vero e proprio giornale cartaceo, e di conseguenza spedirlo in un non-luogo.
Abbiamo
buttato più sangue e sudore su quel giornale di quanto se ne possa vedere in un
incontro con Balboa.
La
speranza di poter conseguire o vincere una minima cosa era ben lungi da essere
nostra prerogativa, a noi bastava essere riusciti a sfornare una copia,perché,
per quanto possa essere divertente gestire il blog, nulla è paragonabile all’
emozione di stringere una copia concreta dei tuoi articoli tra le mani,
quindi per noi, capiteci, era come poter vedere finalmente realizzato il
frutto dei nostri sforzi.
Passato
l’anno scolastico quando ormai ci eravamo dimenticati quasi tutti del concorso
e avendo avuto non poche difficoltà visto che avevamo, in un ceto senso,
“perso“ il nostro mentore (tanto, preside Rosato lo so, che prima o poi
leggerà anche questo), ci è stato fatto comunicare dalla segreteria che –rullo
di tamburi- certi tizi misconosciuti ci invitavano in una remota cittadina di
campagna per partecipare ad un non ben specificato meeting.
Ora devo
essere sincera, nel mio cervello si alternavano grida di giubilo, un quartetto
d’archi con annessa orchestra sinfonica.
E no,
non era lunedì,quindi non c’entrava l’alcool.
Non
nascondo di aver pensato inizialmente che ci stavano trollando e quindi
mi guardavo intorno come a dire “Forza su! Tirate fuori le telecamere!”.
Non
avevo ben compreso, ero terribilmente confusa, un senso d’ansia ha
iniziato a farsi strada nel mio cuore, misto ad un senso di impazienza ad
aspettativa, insomma, alla fine era il mio primo incarico ufficiale come capo,
nonché il primo riconoscimento di I-School,che mi duole dirlo, di solito
è malcagato perfino nell’istituto.
Le
prospettive erano alte e ovviamente la voglia di partecipare ,
forse l’entusiasmo perfino troppo, e così sono iniziati i problemi e le
vicissitudini: a partire dalle ore infinite spese in presidenza per discutere i
preparativi,la mancanza di fondi, al trovare un accompagnatore.
Credo
proprio che i prof abbiano iniziato ad odiarmi-la cosa è reciproca gnegne. Io
avevo il mal di testa per le troppe scartoffie.
Se
nei prossimi giorni mi vedrete invecchiata precocemente, rugosa e coi capelli
bianchi, stile Albus Silente per intenderci, sapete a cosa dare la colpa.
La data
era fissata: 4-5 aprile 2014, un qualcosa da segnare sul calendario, una data
epica, destinazione Chianciano Terme, alla conquista della Toscana. Dopo
una mia crisi isterica, e un pomeriggio speso a smadonnare sul sito di
Trenitalia ,partiamo finalmente dalla stazione di Aversa, trepidanti,
accompagnati dalla Prof. Paolella, io e miei intrepidi cavalieri: Gianluca
della Corte, Tammaro Musto e Giusy Crispino.
Ah,il
mio saluto va ad una burgunda speciale che il giorno prima della partenza ha
avuto la brillante idea di farsi venire la febbre a 40.We pray for you!
Il
viaggio è stato lungo e sfiancante, la cosa positiva è stata avere fatto
amicizia con una vecchietta simpatica e un gruppo di australiane chiacchierone,
la gente strana che si incontra in treno è magnifica!
Una
cosa da dire della Toscana è che il paesaggio era fantastico, peccato per
il tempo piovoso e mannaggia a Zeus, che si è accanito su di noi.
Il meeting
si è tenuto in una struttura sportiva non molto distante dall’hotel.
Appena varcata la soglia del Palasport Montepaschi ci siamo accorti di una
cosa: la competizione era spietata,bastava girarsi un attimo per vedere intere
squadre di studenti capitanati dai loro valdi professori che progettavano
strategie di guerra da far invidia al miglior stratega. C’erano dei tipi con
delle magliette tutte uguali che sembravano una squadra d’assalto, sul punto di
intonare qualche strano canto propiziatorio ,brrr.
Eravamo
circa 100 scuole selezionate con un totale di 1.200 studenti e in quel momento
abbiamo vissuto quasi un attimo di rassegnazione,in fondo eravamo semplicemente
felici di aver passato la prima selezione.

Quello
che ci ha sempre contraddistinto come giornale è stata l’autonomia, un qualcosa
che , ho potuto notare lì, era una rarità. La maggior parte dei ragazzi con cui
ho avuto modo di parlare e socializzare successivamente, parlava delle
redazioni come un qualcosa proprio del corpo docenti e questo per noi è
assurdo.
Che
senso ha un giornale scolastico gestito da
professori?
Il
nostro giornale e questo sono fiera di dirlo, non nasce come progetto a sé, nè
come un fine per punti di credito , ma semplicemente come un mezzo grazie
al quale raccogliere tutte le millemila voci diverse dei ragazzi, che troppo
spesso vengono ignorati. Non vi è alcun intervento dei professori dal punto di
vista dei contenuti, magari solo sulla forma. Alla fine I-School è fatto dalle
pagine della vita di ognuno di noi.
La
nostra idea di lavoro è umile e senza pretese, e forse è stato proprio questo
il motivo per cui quando è risuonato dall’ altoparlante, tra tutta la
folla chiaro e spaventosamente significativo alle mie orecchie il nome
del giornale alla nomination, sono rimasta agghiacciata, assurdamente
pietrificata.
Gli
sguardi dei miei compagni e della prof mi accerchiavano come a chiedere:”ma
siamo davvero noi?”. Come in trance accompagnata da una Paolella sovraeccitata,
mi sono trascinata sul palco. Mille cose da dire, forse troppe mi ronzavano per
la testa, troppe idee e precisazioni, e alla fine dopo i soliti saluti ho
letteralmente strappato dalle mani il microfono al povero presidente
dell’associazione (Ettore Cristiani) e ho cercato di riassumere
l’impossibile in due parole (allego qui sotto il video).
L’emozione
è stata grande, i battiti del cuore accelerati mente sfilavo con una targa
rappresentativa tra altri 10 studenti.
Gli
abbracci e i sorrisi di gioia che sono venuti dopo sono stati la parte
migliore. Abbiamo parlato telefonicamente con un commosso Rosato, con
l’attuale Preside Amendola, con la Prof. Ferraiuolo che ci ha sempre
appoggiato,e per finire come special guest abbiamo avuto la Segretaria
che stillava lacrime dal telefono.
Era
tutto così irreale ed assurdo, io stessa ancora stento a crederci,
fortunatamente, come prova tangibile della nostra esperienza, c’è la
targa di merito affissa in presidenza.
Un'altra
cosa da dire a favore dell’organizzazione Alboscuole è stato il modo dinamico
di gestire l’evento. Ad essere sincera mi aspettavo un evento per così dire
“palloso”,una conferenza di interminabili ore e balbalbla, e invece con mia
grande gioia, il tutto era pensato per dei ragazzi. Dallo speaker che si
sgolava come un animatore turistico,alla successiva serata organizzata in
discoteca in cui sono stati proclamati i primi 3 classificati,. Ah,
i primi due posti sono stati di scuole della Campania, una vittoria tutta
nostra,insomma.
Personalmente,ho
avuto uno strano modo di sfogare l’ansia :abbiamo iniziato a ballare tutti alle
10 di sera-non farò mai più in trenino, scordatevelo- per poi finire, non so
come, a fare strani rebus con dei tizi simpatici di Vercelli nella hall
dell’Hotel. E’stana la vita.

Alla fine
posso dire di essere stata contentissima, e così come me gli altri. La vittoria
è un qualcosa che riguarda non noi, ma tutto l’istituto e sono fiera di esserci
stata come rappresentante.
Quando
abbiamo inaugurato I-School eravamo assolutamente senza pretese, ricordo che
nelle prime riunioni a volte ci lamentavamo dell ‘istituto e pensavamo a come
migliorare utopisticamente il sistema scolastico,erano i discorsi di
adolescenti che chiedevano di essere ascoltati. Sono momenti unici che non
torneranno più.
Devo
molto al giornale, è stato un conforto in questi anni di liceo, grazie al
quale sono maturata tantissimo,ho conosciuto persone coi miei stessi
interessi e sono passata da essere una mocciosa ipernevrotica
qualunque a Caporedattrice, un ruolo che alla fine, mi sto
divertendo a ricoprire,come meglio posso. D’altro canto ,per certi versi, sono
ancora la ragazzina coi capelli scarmigliati del primo giorno, coi i suoi
23847293 fandom a cui badare e una lista infinita di libri da leggere-
aggiungiamoci 2942379 gatti e il quadretto da pazzoide è completo.
Detto
questo, se siete arrivati fino a qui a leggere, vi ringrazio. Di solito non
sono così smielata, ma sentivo quasi il bisogno di poter scrivere un articolo
del genere e di documentare l’esperienza prima che i ricordi inizino a
sbiadire, e la routine prenda il posto dell’euforia.
Dovevo
farlo per tutte le persone che ci hanno sostenuto e che ci hanno permesso
di non mollare, e vorrei poter abbracciare veramente uno a uno voi lettori che
ci seguite, perché quella che era una piccola idea sta diventando una grande
aspettativa. Sono convinta che, un giorno, qualcuno ci ricorderà così: un
giornale comune di ragazzi comuni,che sono cresciuti autonomamente e dopo tutto
sono felici di rimanere coi piedi per terra, ma con la testa fra le
nuvole, sempre pronti a macchinare nuovi metodi per stravolgere le cose.
Sono
sicura che cresceremo sempre di più, alle riunioni raccogliamo sempre più
adesioni, e adesso so che è l’euforia a farmi parlare ma, per quelli che
se ne sono andati, per questi due anni, per l’istituto, ma soprattutto per noi
stessi prometto che saremo più battaglieri e forse l’anno prossimo
potremmo tornare a Chianciano più forti, più motivati e ancora più
numerosi, perché da I-School non è nato solo un progetto a lungo termine,
ma un gruppo di amici che si sostengono reciprocamente.
Una
vittoria per noi, una vittoria per il Segrè!
Qui è
I-School e questo è il nostro riscatto!
Fabiola
Castaldo
Ps.(come
se non bastasse, nei prossimi giorni ci vedrete bellamente sputtanati sul
Corriere di Caserta)
Che l'articolo fosse tuo, l'ho capito dalle prime righe, cara Fabiola. Bella testimonianza e belle soddisfazioni, quando niente è scontato e tutto deve essere conquistato un poco alla volta! Nella mia testa pensavo a questo ed avevo fiducia in giovani "pensosi". Ischool è tutto vostro e ne sono contento. Voglio augurarmi che proceda e diventi un' "istituzione" del Segrè. Affettuosi saluti a tutti!
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